Ben prima dell’avvento dei giganti della vendite online, il cui esempio di posizione dominante sul mercato è illustrato da Amazon che vende ormai qualunque cosa, la mia generazione venne colpita dalle cosiddette televendite.
Il fenomeno, diventato italiano con ricopiatura dalla televisioni americane, ha inciso con personaggi diventati noti come Giorgio Aiazzone, Wanna Marchi, Roberto Da Crema, Guido Angeli, Giorgio Mastrota.
Si è scoperto che lo stesso inventore delle tv commerciali, Silvio Berlusconi, comprava in modo compulsivo opere d’arte su Telemarket, rete che trasmetteva aste di continuo.
Oggi il fenomeno persiste in tono minore, ma noto - quando faccio qualche zapping sulle reti minori che vivacchiano specialmente sul digitale - che il prodotto che ancora troneggia è il materasso con offerte ovviamente…imperdibili. Per questo mi ha fatto simpatia leggere sul Foglio un articolo sul materasso (dall’arabo matrah), che racconta di come questo oggetto possa diventare ossessione.
Ricordo, a titolo personale come testimone del celebre Carosello, il tormentone “bidibodibu” del materasso Ondaflex di Permaflex con i bambini che saltavano sul materasso!
Ma dicevo dell’articolo di Michele Masneri: ”Un tempo il materasso era una delle tante suppellettili che si usavano ma non si mostravano e non erano oggetto di discussione, tantomeno erano considerate consumo culturale, come stare in casa in ciabatte a vedere le telenovelas (ora passatempo scicchissimo che viene subito dopo l’andare alla Scala in smoking, ribrandizzato come “Netflix and chill”).
Nel mondo perduto degli oggetti modesti, prima della progressiva brandizzazione di tutto, dove l’acqua minerale ha ormai la sua carta dedicata, il materasso, celato dal discorso pubblico e dalle lenzuola, faceva parte di un “giro” di questioni da cui distanziarsi come le estremità e i soldi (a proposito si diceva anche “mettere i soldi sotto il materasso”, o quella è “una tigre da materasso”, insomma cose private, da non pubblicizzare troppo). Ma negli ultimi anni, il materasso è diventato un protagonista inaspettato nella cultura pop e nei consumi di massa”.
Mi viene in mente una figura che veniva evocata nei dialoghi fra i miei nonni materni: il materassaio. Il suo mestiere consisteva nel ridare vita a materassi sopratutto usurati, sia quando questi erano riempiti con foglie o fibre vegetali, sia quando, in tempi più moderni per chi se lo poteva permettere, erano imbottiti con lana o piume.
Dice ancora il giornalista con evidente arguzia: “Quello che una volta era un semplice acquisto pratico è ora una decisione di lifestyle, accompagnata da recensioni su Youtube, thread di Reddit, e persino giudizi severi nei reality show come 4 Hotel, dove Bruno Barbieri ispeziona ogni baldacchino con l’occhio clinico di un giudice Michelin. Ma come si è arrivati a questa “mattress mania”?
Il mercato globale dei materassi è in piena espansione e si prevede che raggiungerà un valore di circa 43 miliardi di dollari entro il 2026, crescendo a un tasso annuo del 6,5 per cento. Negli Stati Uniti, il solo mercato dei materassi online ha superato i 2 miliardi di dollari, grazie soprattutto all’emergere di startup che hanno saputo sfruttare le nuove dinamiche di e-commerce. Marchi come Casper, Emma e Tempur-pedic hanno rivoluzionato il settore introducendo la vendita diretta al consumatore, con materassi che vengono messi sottovuoto e recapitati a casa, il “bed-in-a-box,” che fa tanto piacere, promettendo “il miglior sonno della tua vita”.
L’Europa non è da meno con una crescita del 4,7 per cento negli ultimi anni, con particolare attenzione ai materiali ecologici e alle certificazioni di sostenibilità. In Italia, il fatturato annuale del settore è stimato intorno ai 700 milioni di euro, con una crescente domanda di prodotti di fascia alta e personalizzabili”.
Lo si vede da molte pubblicità in cui materassi ma soprattutto letti ipertecnologici garantiscono lunga vita e sonni d’oro. La cultura del benessere ha contribuito a rendere il sonno una sorta di “nuova palestra”: per cui dormire bene non è solo necessario, è anche cool e dunque meritevole di spesa. Non a caso, molte aziende offrono un periodo di prova di 100 notti, garantendo ai consumatori la possibilità di restituire il prodotto se non soddisfatti. A quel punto però dormire è diventata una performance. Se non dormi bene, non devi solo impasticcarti come si faceva un tempo: vuol dire che sei anche tirchio, non hai speso abbastanza”.
Concludo con un bel passaggio: “La tecnologia poi ha fatto passi da gigante: un tempo la differenza era al massimo tra i vecchi materassi ripieni di paglia delle vecchie case di campagna, e i materassi a molle del nuovo benessere. Adesso ogni letto è frutto invece di ingegneria avveniristica, non più solo di memory foam e topper, ma di veri e propri materassi “intelligenti” dotati di sensori che monitorano il sonno e regolano la temperatura. Il mercato della “sleep tech” sta crescendo vertiginosamente, con una previsione di oltre 80 miliardi di dollari entro il 2030. Questi materassi smart, come quelli prodotti da Sleep Number o Eight Sleep, promettono di migliorare il riposo notturno attraverso l’analisi dei dati personali, suggerendo persino le ore migliori per andare a dormire o svegliarsi, magari dialogando con l’orologetto che sorveglia le funzioni vitali”.
Che impressione!