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06 lug 2024

Il bene dell’autostima

di Luciano Caveri

Sono ormai tanti anni che mi occupo di politica e l’ho fatto anche nel periodo in cui presi un quinquennio sabbatico senza cariche elettive, tornando al mio lavoro. Ritengo che chiunque faccia politica dovrebbe sempre avere un lavoro “vero” cui tornare per essere tranquillo e per non essere vagante in caso di mancata rielezione.

Ho visto in questi decenni tante trasformazioni nella piccola Valle d’Aosta, che forse varranno un giorno la scrittura di un pamphlet che racconti verità piacevoli e spiacevoli. Forse più da giornalista che da politico e fa riflettere la frase di Oriana Fallaci: ”Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell’ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico”.

Lo spirito giusto è quello di non essere mai laudator temporis acti («lodatore del tempo passato»), celebre espressione di Orazio (Ars poetica), che attribuisce questa qualità agli anziani, considerandola, insieme con altre, uno dei tanti malanni da cui è afflitta l’età senile. L’espressione completa è più poetica e suona laudator temporis acti se puero («lodatore del tempo passato, quando egli era fanciullo»).

Pensavo questa mattina, guardando con interesse al voto di cambiamento nel Regno Unito e al secondo turno denso di inquietudini in Francia, come per tutti i popoli, qualunque sia la loro taglia, ci dovrebbe essere un principio. Forse mi è venuto in mente, guardando le persone investite in Valle d’Aosta dalle conseguenze delle piogge torrentizie in Val di Cogne e in Valtournenche con la loro operosità e voglia di riscatto in un momento difficile.

Questo mi conferma un principio certamente prepolitico che deve agire come una forza: l’autostima. Una definizione standard potrebbe essere: il senso di auto apprezzamento e di fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità oppure il valore percepito che ognuno ha di sé stesso e penso valga per i singoli così come per le comunità.

Questo non significa affatto avere un atteggiamento scevro da critiche, discussioni e tutto ciò che serve per migliorarsi. Ma non può neppure valere il comportamento di chi, con atteggiamenti polemici senza sosta e con logiche di autoflagellazione, passa il tempo a dire cose negative, ad affondare lingua e penna nel veleno, a trattare l’avversario politico come un nemico mortale. Ma i peggiori sono quelli che dall’interno della Valle con i loro comportamenti indeboliscono la nostra autonomia speciale, svilendola e dando ad essa un senso negativo, che rischia di agire anche sulla popolazione e sulla considerazione che dobbiamo avere di noi stessi.

L’appello a respingere chi fa così in senso corale non è fatto di embrassons-nous o di inciuci (termine napoletano che indica il parlottare alle spalle, 'spettegolare, mettere zizzania', dalla sequenza imitativa ciu-ciu), ma di buonsenso. Nessuno pensa ad un “pensiero unico” che stravolga la logica democratica che sottende opinioni e visioni diverse nella società e nella gestione della cosa pubblica.

L’autostima dovrebbe rappresentare quel pacchetto condiviso di valori, che facilita lo stare insieme, che pone le basi per un patrimonio identitario. Un insieme di elementi che isola di conseguenza mestatori, trafficoni e compagnia cantante.