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23 giu 2024

Il crollo dell’attenzione

di Luciano Caveri

Premetto una confessione: so che ormai questi miei post quotidiani sono troppo lunghi per la media dei lettori. En gros ogni giorno produco un testo di un centinaio di righe con un tempo di lettura medio di tre minuti per un lettore che abbia buona capacità di comprensione e una certa sveltezza nella lettura.

Trovo chi, con franchezza, mostra interesse per quanto scrivo, ma lamenta la scarsità di tempo per leggerlo e prima o poi mi attrezzerò per essere più sintetico o magari farne una versione video in pillole.

Noto subito che lo stesso identico fenomeno riguarda non solo lo scritto, ma anche l’orale: l’oratore prolisso ormai non ha speranza e la possibilità di essere ascoltato crolla se usa un testo scritto o allunga i tempi illustrando presentazioni tipo PowerPoint.

Leggevo su Oggi la rubrica di Aldo Grasso di cui invidio la capacità mostruosa di scrivere e mi domando come faccia a farlo con costanza e su diverse testate.

Ricorda Grasso: ”Papa Francesco torna a lanciare un invito ai sacerdoti perché siano più sintetici durante le loro omelie. Già lo scorso 13 gennaio in un incontro a porte chiuse con circa 800 preti romani aveva ribadito la necessità che le omelie non durassero più di 10 minuti. Un appello troppo spesso inascoltato da parte dei celebranti che la domenica inchiodano i fedeli a sorbirsi interminabili discorsi. «L’omelia deve aiutare a trasferire la Parola di Dio dal Libro della vita», ha ribadito Bergoglio all’udienza generale del 12 giugno. Stavolta il Papa va ancor di più nello specifico e indica ai sacerdoti uno schema ideale su cui basare la scaletta della predica: «L’omelia deve essere breve: un’immagine, un pensiero, un sentimento, non duri più di 8 minuti». Quello stesso richiamo era stato lanciato tempo fa da Benedetto XVI quando era ancora cardinale e, prima ancora, dal cardinal Martini che, contro le prediche insulse e noiose, si augurava prediche in video per tutte le chiese fatte da provetti predicatori. Negli anni Cinquanta, nel redigere un testo sulla buona comunicazione radiofonica, Carlo Emilio Gadda ricordava che la soglia d’attenzione di un ascoltatore non superava i 14 minuti». Dacci un taglio”.

Se penso che un tempo, agli esordi delle radio private, gli spot sembravano come lunghezza le storielle del vecchio Carosello, non posso che contrastare di come oggi ci siano messaggi istantanei di pochi secondi che si trasferiscono nella testa dei consumatori che si annoiano altrimenti di tempi lunghi.

Frutto di un abuso generale di tecnologia, o meglio, a quel costante flusso di notizie, immagini, notifiche, messaggi in arrivo da siti, Facebook, Instagram e social vari ed eventuali, oltreché dalla messaggistica che raggiunge il suo acme nello straboccare dei gruppi Whatsapp che ci invadono.

Per cui ci vantiamo tutti di essere multitasking con il nostro telefono in mano e, dall'altra, perdiamo progressivamente la nostra capacità di rimanere concentrati su un testo o un discorso con la soglia di attenzione calata vistosamente. E i preti, rispetto a chi parla in pubblico non in una chiesa, hanno il vantaggio che, almeno per ora, esiste ancora il tabù di non guardare il telefonino e mettersi a trafficare con la distrazione che altrove ormai dilaga. Quanto ormai capita normalmente in convegni, congressi o altre assemblee dove aleggia una distrazione di massa, che spesso diventa maleducazione con suonerie moleste e notifiche che trillano.

Che questa sia una tendenza irreversibile lo si vede dalle piattaforme digitali che tutti quanti utilizziamo e che tendono a contrarre sempre di più la durata dei messaggi, puntando all'immediatezza di un'immagine, di poche parole basiche, di un video brevissimo.

Secondo una ricerca condotta da Wired, il 50% degli utenti di TikTok trova stressanti i video sopra il minuto di lunghezza. Lo vedi da mio figlio tredicenne che manovra su Tik Tok con una rapidità tale da chiedersi come faccia a capire quanto vede in un istante per poi passare avanti in una litania che potrebbe, senza impedimenti, durare all’infinito.

Inutile fare troppi moralismi, così è e già sono stato troppo lungo, perdendo forse qualche lettore…