So che torno su un tema che ho già trattato e non solo ”repetita iuvant”, ma ci sono fenomeni che mi colpiscono e ne scrivo nella convinzione che si debba reagire.
Sono stato a Roma nei giorni scorsi in una giornata bizzarra dal punto di vista meteorologico. Pioggerellina e temperatura bassina al mattino e solleone pieno nel pomeriggio. Ho attraversato in qualche momento libero la città nel centro nevralgico pieno di monumenti e delle Istituzioni pubbliche, che conosco come le mie tasche avendo avuto la chance di una lunga esperienza parlamentare.
Non finisco mai di stupirmi della straordinarietà della Città Eterna, dei palazzi, degli scorci, dei monumenti e dei rari “romani de Roma”, che sono un patrimonio dell’umanità per il loro spirito giocoso e caustico nello stesso tempo. Fu l’autore latino Albio Tibullo (I secolo a.C.), non proprio conosciutissimo, ad introdurre per la prima volta l’espressione Urbs Aeterna nel secondo libro delle Elegie. Il poeta scriveva: «Romulus aeternae nondum formaverat urbis moenia» che tradotto significa «né ancora aveva Romolo innalzato le mura dell’Eterna Urbe».
Ma ho il metro di giudizio, frequentandola da più di 40 anni, di come pesi un progressivo degrado, che purtroppo prescinde persino da chi la governa. È come se si vivesse una sorta di crescente ingovernabilità e si stesse scivolando verso il nulla in barba alla retorica di quel comma tre che venne inserito all’articolo 114 della Costituzione: ”Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”, cui è seguita la legislazione ordinaria che consente uno status del tutto particolare.
Facile citare alcuni disastri visibili. Lo sono i cumuli di rifiuti dappertutto cui corrisponde uno smaltimento che prevede persino un invio all'estero soprattutto in Austria, in Portogallo e in Spagna. Per non dire della viabilità con strade disastrate e trasporti pubblici penosi, che sono purtroppo un biglietto da visita che lascia attoniti i turisti.
Già, i turisti! Un tempo esisteva una qual certa stagionalità e i flussi avevano picchi sopportabili. Ora tutto si spalma nell’anno con una frequentazione folle, che rende le strade un pigia pigia incredibile e insopportabile.
Sono transitato a Fontana di Trevi e pareva un campo di battaglia con frotte di gruppi multietnici e spesso con mise da spiaggia e con picnic improvvisati. L’altra faccia della medaglia è l’aeroporto di Fiumicino, che non ho mai visto così ingolfato.
Chi meglio di tutti racconta la vita cittadina resta il mio amico Massimo, autista che conosco da tempo e con cui viaggio spesso e che racconta di questa città assediata senza pietà, piegata ad un caos senza eguali.
Difficile la vita dei residenti che vivono nei luoghi più e pure meno turistici tra rumori a tutte le ore e zozzerie varie. Il quadro peggiora con la storia dei B&B, che occupano senza pietà ogni buco possibile in assenza di regole dirimenti che sono necessarie per evitare la fuga dei residenti storici e la mancanza di posti per studenti e lavoratori. Nessuno nega la necessità di queste strutture, ma ci vuole un modus in rebus. Ma l’affollamento in sé resta il busillis, che vale per Roma e per moltissimi altri luoghi. L’overtourism, cioè il sovraffollamento turistico", è una ”piaga" vera e propria e dovessi dire non ho ricette. Se non che si trovi un buonsenso nel regolare gli eccessi del turismo organizzato con vere e proprie pattuizioni che regolino un mercato che rischia di stravolgere e consumare una città come Roma.
Anche se forse ha ragione il caustico Ennio Flaiano: “Roma è una città eterna non per le sue glorie, ma per la capacità di subire le barbarie dei suoi invasori, di cancellarle col tempo, di farne rovine”.