Mi fa impressione una curiosa analogia fra due mondi diversi, che mettono assieme il sacro e il profano. Non vorrei essere irriverente e venir meno al celebre detto “scherza con i fanti, ma lascia stare i santi”.
Qualcuno dice che potrebbe esistere un’origine di questa espressione, che pare abbastanza singolare. Mi riferisco a Mariano Fresta sul sito istitutoeuroarabo: “ Nei canti XXI e XXII dell’Inferno il poeta racconta di avere avuto come compagni temporanei di viaggio un gruppo di diavoli; la compagnia non è gradita, ma Dante è costretto ad accettarla; e così commenta: ne la chiesa / coi santi e in taverna coi ghiottoni. Dopo di che ci racconta di una burla che un dannato tesse contro il gruppo dei demoni. Ecco, il diavolo può essere beffeggiato, ridicolizzato, ma superate le soglie del Purgatorio e del Paradiso, non si ride più, al massimo è il sorriso che prevale ma come espressione metaforica della più alta letizia eterna”.
Attenendomi alla regola, provo a spiegarmi. Mi capita spesso e non solo in Italia di osservare il rischio di desertificazioni dei territori. Fenomeno visibilissimo sulle Alpi, ma se scendiamo in pianura - basta un giro nel vicino Piemonte dove ci sono 1180 Comuni su 7904 del totale italiano! - esistono miriadi di paesini che perdono pian piano la loro identità, vittime di spopolamento, gelo demografico e servizi pubblici e privati che spariscono.
Ebbene, due cartine di tornasole sono - spero che nessuno sorrida come nel Paradiso dantesco… - i distributori di benzina e le chiese. In un articolo di Rienergia si racconta così dei distributori di benzina: “La rete di distribuzione carburanti che nel 1960 contava già 27.000 punti vendita (p.v.) dislocati su strade statali, provinciali, comunali e nelle città giacché la rete autostradale contava appena 1.169 chilometri, di cui 320 dei tratti aperti dell’Autostrada del Sole – realizzata nell’arco di soli 8 anni – che sarà ultimata e inaugurata nel 1964. Nell’arco degli anni 1960, l’offerta di carburanti conosce una crescita tumultuosa con un aumento dei p.v. di circa il 50% a un massimo storico nel 1971 di 40.000 unità. Con l’esplodere della prima crisi petrolifera del 1973-1974 inizia un loro progressivo declino sino ai 21.000 attuali”.
Attenzione, però, non solo le chiusure ciascuno di noi può valutarle nei propri territori, ma quel che impressione è la riduzione di presenza umana negli impianti automatizzati. Eppure erano un clamoroso esempio di tutela del territorio. E il loro numero è destinato a calare ancora e non saranno le ricariche elettriche, sparse in modo ben diverso, a sostituire i carburanti derivati del petrolio che avevano fatto la fortuna dei distributori all’orizzonte della fine di automezzi alimentati con combustibili fossili, fissata in Europa - con troppo ottimismo - al 2035.
E le chiese? In Francia si discute sul tema “que faire des églises désaffectées?”, vale a dire quale avvenire delle chiese ormai chiuse in molti paesi dell’Esagono? Scriveva Le Point tempo fa: “Chaque année, « une dizaine » d'édifices religieux sont « désacralisés », vendus et transformés par le secteur privé en hôtel ou autre bâtiment à usage commercial, explique Édouard de Lamaze, président de l'Observatoire du patrimoine religieux (OPR). Cette pratique, très répandue dans les pays anglo-saxons et du nord de l'Europe, « reste marginale » en France”.
E in Italia? Sono 85mila chiese censite (qualcuno dice centomila!) non tutte sono ormai aperte a causa della crisi di vocazioni con sacerdoti che devono fare i salti mortali da una parrocchia all’altra, senza più poter garantire un presidio stabile a fronte in più - altra faccia della medaglia - di una diminuzione dei fedeli che è fatto ben noto.
Un esempio anche in questo caso di abbandono di parte dei territori. I tempi cambiano e spero di non essere stato dissacrante nel bizzarro parallelo.