L’attacco ad Emile Chanoux emerso al congresso di Fratelli d’Italia non è affatto un episodio minore da ascrivere ad un’intemperanza di un vecchio nostalgico, che pensava nell’affibbiare del “fascista” al martire valdostano di rovinarne la memoria, dare un calcio nel sedere agli autonomisti suoi eredi politici e riabilitare in qualche modo il Ventennio.
C’è di più dietro a questo penoso revisionismo storico. Certo anzitutto un’ignoranza di fondo, che purtroppo appare ormai generalizzata e non solo da parte di chi cerca di dipingere il Ventennio come un periodo in cui “sono state fatte anche cose buone”. Quando, invece, non esiste nessuna pietà verso quella dittatura e chi si affanna nel cercare di cambiare fatti ben assodati lo fa in malafede.
Sono sempre stato contro ogni eccesso di mitizzazione della Resistenza, perché la retorica fa male. Ho letto tutti i libri che hanno ricentrato gli eccessi propagandistici e ricordato come anche in Valle d’Aosta in troppi si siano piegati al Regime liberticida messo in piedi da quel criminale che fu Benito Mussolini. Per fortuna ci furono coloro che non si piegarono e continuarono – e lo fecero perlopiù in modo celato per non finire ammazzati – un’azione di resistenza ancora prima della Resistenza. E’ stato più facile per molti diventare antifascisti dopo l’8 settembre o persino dopo la Liberazione. Ma fa orrore che oggi, anche in Valle d’Aosta, ci sia chi conserva busti del Duce, usi linguaggio e posture da camicia nera, vomiti improperi verso gli ideali democratici ben riassunti dalla Costituzione.
Spesso mi chiedo se sia stata giusta l’amnistia che Palmiro Togliatti volle con il Governo De Gasperi nel dopoguerra a vantaggio di vecchi arnesi del fascismo che si riciclarono presto e di quei gangli vitali della amministrazione pubblica che da fascistissimi diventarono dipendenti di una Repubblica antifascista nelle sue radici più profonde. Furono questi a ridimensionare la forza di quel Vento del Nord, che soffiò anche in Valle d’Aosta e la cui attenuazione romana consentì ai fascisti di diventare neofascisti e di figliare certe creature che ancora oggi vivono nelle speranze nostalgiche di chissà quale autoritarismo.
Appena uno dice: fascismo! Si sa che qualcuno urla: e il comunismo? Garantisco che sono del tutto equidistante e considero ogni estremismo e ogni governo che viola diritti civili e libertà democratica alla stessa identica stregua. Per cui con me il giochino benaltrista non funziona affatto e guardando lo scacchiere del mondo considero da condannare in maniera identica ogni forma autoritaria, dittatoriale, teocratica e l’elenco potrebbe proseguire. Considero la democrazia un sistema sempre da migliorare, ma che non ha eguali e gli estremisti, convinti che le loro idee siano ideologie totalizzanti, vanno sempre e comunque banditi.
L’aria dei tempi, che consente talvolta in democrazia di abusare di quegli stessi diritti che sono negati dai totalitarismo di diversa fatta, mi preoccupa per la violenza verbale e fisica, che issa – grazie al populismo, alla demagogia, all’antipolitica e all’antiparlamentarismo – persone che certo non hanno a cuore le Istituzioni, che spesso considerano come un simulacro da disprezzare, ma da occupare in forze. Talvolta lo fanno in modo non esplicito, a spizzichi e bocconi, per non spaventare i moderati da cui vogliono farsi votare. Scava scava, però, la loro indole è lì, purtroppo intatta.