La mia posizione è nota. Dopo tanti anni di politica, so bene - quando si lavora nel governo di una Regione come la Valle d’Aosta - che si hanno sulla testa due cappelli, uno è quello di amministratore della cosa pubblica e l’altro è quello di politico che cerca di trasfondere nella quotidianità il proprio zaino di idee e progetti.
Capita, nella roulette che gira creando casualità, di doversi occupare di settori interessanti, ma che necessitano per poter districarsi di capire e di conseguenza di studiare per avere quelle informazioni che possano consentire con coscienza di scegliere.
Così è capitato, trovandomi al capezzale di quella che possiamo chiamare, pur nella sua generalità, la transizione digitale e cioè da manuale “l'attività di rivisitazione dei processi utilizzando tecnologie digitali, con l'obiettivo di renderli più efficienti, in quantità e qualità, rendendo la raccolta, e valutazione dei dati di processo più semplice, accessibile e rappresentativa”.
Attività interna ad una amministrazione come la Regione e altri soggetti istituzionali ad essa collegata con ramificazioni nella società valdostana tutta intera e direi in tutti i settori come un sistema nervoso diffuso.
Più scavi e più ti trovi ad inseguire temi cruciali che, nell’Agenda digitale in costruzione per avere chiarezza sul da farsi e mettere in ordine le priorità, è riassumibile nel titolo sintetico “Montagna digitale”. Progetto ambizioso, pensando all’ampiezza del digitale nelle nostre vite e al fatto che, in modo rapido e irruento, come le acque vorticose delle cascate del Niagara, il digitale avanza, muta, propone. Il rischio per il pubblico, le sue le lentezze e il suo conservatorismo, è di essere sempre un passo indietro. Specie in un territorio montano che ha sue criticità e con una società locale che invecchia e deve stare al passo di generazioni digitali che stimolano l’innovazione. Arrivano molti soldi, fra PNRR, fondi comunitari e finanze proprie e bisogna spenderli, passando da un progetto all’altro con la destrezza dei giocolieri con le loro clave lanciate in aria riafferrate perché non caschino per terra.
Bisogna farlo nel triangolo fra settore pubblico, cittadini ed imprese, dando ordine e avendo un pensiero come fil rouge per non sprecare risorse e soprattutto non perdere tempo. Bisogna farlo non guardando il proprio ombelico, ma con logica europea e certe piste, come la sconvolgente e necessaria Intelligenza Artificiale, sono da seguire ad esempio nel quadro della Macroregione alpina, dove 47 Regioni come la nostra, che pure siamo i più piccoli, si trovano ad affrontare la medesima sfida dell’innovazione e devono calarla sui propri territori e a beneficio dei propri cittadini. Un orizzonte pieno di possibilità, che ruotano attorno al potenziamento personale e collettivo della capacità digitale, fatta di piattaforme, ricchezza di dati da valorizzare, servizi da rendere più efficienti.
Così si parla di cose che non sono per nulla astratte: datacenter, banche dati, cybersicurezza, formazione al digitale, flussi documentali, semplificazione delle procedure, smart village, coworking, reti di fibra ottica diffuse (ma dal cielo potrebbe spuntare Starlink di Elon Musk). E l’elenco potrebbe continuare per disegnare questioni connesse fra di loro e ogni tema prevede non parole al vento, ma scelte da fare e cantieri da aprire e seguire.
Un mondo affascinante che ci proietta già oggi verso un futuro che è decisivo anche per la piccolissima Valle d’Aosta e ogni tentennamento odierno può trasformarsi domani in un impoverimento.