”Influencer” sarebbe, secondo l’Accademia della Crusca:”Personaggio popolare soprattutto in rete che è in grado di influenzare l'opinione pubblica riguardo a un certo argomento”. Che aggiunge: ”Il termine influencer è in uso in inglese con il significato generico di ‘persona che influenza qualcosa o qualcuno’ sin dal 1664, mentre i maggiori dizionari inglesi non riportano l'accezione con cui la parola circola in italiano, a dimostrazione del fatto che il termine, con questo senso, è molto meno (se non per niente) diffuso nella lingua d’origine. I dizionari italiani riportano generalmente la pronuncia /influènser/ (evidentemente per influsso in infuènza). La pronuncia inglese originaria è invece con l’accento primario sulla i: /ˈɪnfluːənsə/. Chi conosce bene l’inglese può talvolta trovarsi a disagio nell'adottare la pronuncia italianizzata. Il corrispondente italiano del termine è influenzatore. Questa parola esiste e compare circa 9.000 volte in contesti italiani su Google. Non è lemmatizzata nei recenti dizionari sincronici, ma ricorre in testi di sociologia e marketing da decenni ed è tuttora diffusa in questi ambiti tecnici e specialistici”. Ha scritto in modo sintetico Stefano Gallon: ”Un influencer è un utente con migliaia (se non milioni) di seguaci sparsi sui vari social network; può essere uno YouTuber, un Instagramer, un blogger o avere semplicemente una pagina su Facebook dove condivide foto, video e contenuti vari. Fin qui è come un qualsiasi utente nella rete, ma a differenza degli altri, l’Influencer è in grado letteralmente di influenzare i suoi followers". Io non ne seguo nessuno, ma conosco chi lo fa per varie ragioni. Trovo esemplare la terribile gaffe di Chiara Ferragni, influencer con il marito Fedez, che con intelligenza e abilità è diventata ricca con questa attività. Ho visto su Netflix qualche puntata del racconto della loro vita e non mi sono risultati simpatici. Questa gaffe la descrive bene Beppe Severgnini sul Corriere: ”L’Antitrust ha multato, per più di un milione, le società Fenice e Tbs Crew, riconducibili a Chiara Ferragni; per 420 mila euro l’azienda dolciaria piemontese Balocco. I consumatori sarebbero stati indotti a credere che, acquistando il pandoro Pink Christmas griffato Ferragni — a 9 euro, invece di 3,70 — avrebbero aiutato l’Ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione (50 mila euro) però era già stata fatta dalla sola Balocco, mesi prima del lancio. Le società legate all’influencer hanno incassato dall’iniziativa oltre un milione di euro”. In sostanza una figuraccia, ma al posto di chieder scusa - a dimostrazione che certi influencer hanno perso la cognizione dei propri limiti - la Ferragni contrattacca. E così spiega lo stesso Severgnini: ”L’interessata, venerdì, si è difesa (su Instagram, where else): «Mi dispiace che dopo tutto l’impegno mio e della mia famiglia in questi anni sul fronte dell’attività benefica ci si ostini a vedere del negativo in un’operazione in cui tutto è stato fatto in buona fede». La buona fede non si esclude, ci mancherebbe. Ma resta un fatto: la beneficienza era collegata a una operazione commerciale. Balocco aveva già deciso l’importo della donazione, indipendentemente dalle vendite; Chiara Ferragni non ha donato nulla. Le sue società, in compenso, hanno portato a casa oltre un milione di euro”. Repetita iuvant su questa cifra da capogiro e fa capire come i fans (scusate il plurale) siano abbastanza fessi nel seguirla in quel suo candore da amica della porta accanto, mentre evidentemente dietro questa apparenza si cela - scelta naturalmente legittima - una calcolatrice che sa accalappiare i follower. Chapeau, ma anche - per favore - un pizzico di umiltà. P.S.: Brava, Ferragni, ha chiesto scusa e ha dato in beneficenza un milione!