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11 dic 2023

Betlemme senza cristiani

di Luciano Caveri

Noi cattolici o forse dovremmo dire noi cristiani, famiglia ben più larga e litigiosa nei secoli dei secoli, siamo ben strani. In questi giorni, chi più chi meno rispetto al proprio approccio alla religione e alle Chiese, ricordiamo la nascita di Gesù. Nella mia infanzia il simbolo era il presepe. Ci pensavo ieri sera, percorrendo a piedi il borgo di Bard, che è stato allestito, come ormai da anni, con presepi molto diversi, che danno il senso della ricchezza iconica del simbolo della natività. Ad Assisi, dove la Valle d’Aosta ha quest’anno ha donato ai frati francescani l’olio per la lampada votiva, rivendicano giustamente l’inventore del presepe sia stato San Francesco d’Assisi, che per primo lo avrebbe realizzato nel 1223. Tommaso da Celano, il frate che raccontò la vita del santo, narra che Francesco nel Natale del 1222 si recò a Betlemme e qui prese parte alle funzioni liturgiche della nascita di Gesù, rimanendo profondamente colpito da queste rappresentazioni sacre. Tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poterle ripetere per il Natale successivo, nel 1223. Il Papa però non glielo permise (a quell’epoca la rappresentazione dei drammi sacri era vietata). consentendogli però di celebrare la messa in una grotta naturale, a Greccio, anziché in chiesa. La notte e la celebrazione liturgica furono illuminate da fiaccole e dentro la grotta fu posta una greppia (mangiatoia) riempita di paglia, con accanto un asino e un bue. In realtà non si trattò di un presepe vero e proprio, quanto piuttosto di una messa celebrata in una logica evocativa. Il primo presepe con le statuette risale invece al 1283 ed è opera di Arnolfo di Cambio. Il celebre scultore scolpì un presepe con otto statuette in marmo rappresentanti i personaggi della Natività e i re Magi. Ma perché, come da incipit, noi cristiani siamo strani? Perché - e questo è certo un bene - almeno in questa fase della Storia non siamo per nulla bellicosi, anche se nel passato lo siamo stati e anche in modo feroce. Ma certo rispetto a chi nel mondo mostra fedeli di religioni dal volto feroce contro di noi - e lo sono in molte circostanze islamici e indù - noi arretriamo e non sempre per ragioni evangeliche. Leggo su Vatican News: “Sono oltre 360 milioni i cristiani che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, in pratica 1 cristiano ogni 7. Lo rivela la trentesima edizione della World Watch List (WWList), la lista dei primi 50 Paesi dove gli aderenti al cristianesimo sono più perseguitati curata da Porte Aperte Onlus/Open Doors”. Cito per capirci un altro passaggio: “Paese con il più elevato numero di cristiani perseguitati è la Corea del Nord, dove l’aumento degli arresti e la chiusura di un maggior numero di chiese, spiega Porte Aperte, si deve, anche, alla nuova ondata di persecuzione promossa dalla “Legge contro il pensiero reazionario” che, tra l’altro, considera reato la pubblicazione di qualsiasi materiale di origine straniera, inclusa la Bibbia. Seguono Somalia, Yemen, Eritrea, Libia. Nazioni, in gran parte, fortemente islamiche e più intolleranti verso i cristiani, dove, precisa Porte Aperte, le persecuzioni sono dovute a società islamiche tribali radicalizzate, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica. Qui la fede cristiana va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani) si rischia anche la morte. I luoghi più pericolosi al mondo per i cristiani sono la Nigeria il Pakistan - dove c’è più violenza anticristiana -, l’Iran - Paese in cui i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi-, e ancora l’Afghanistan e il Sudan. In Myanmar, invece, sono oltre 100mila le persone costrette a lasciare le proprie case, nascondersi o fuggire dal Paese, e il numero di case, negozi e proprietà di cristiani distrutti o attaccati , oltre mille, evidenzia la svolta autoritaria della giunta militare che ha preso di mira certe minoranze percepite come disturbatrici per il semplice fatto di professare la fede cristiana”. Ma quel che appare più grottesco in questa storia di cui non si parla è proprio Betlemme, luogo di nascita di Gesù (che per la cronaca attuale andrebbe ricordato che era ebreo) gli arabi cristiani soni rimasti pochissimi e chi comanda nel paese della Cisgiordania non è altro che Hamas. Ho trovato un’intervista su Il Messaggero, che così spiega la situazione: “ «Il fatto che i cristiani rappresentino ormai solo l'1 per cento dell'area sta diventando un problema sistemico, considerando che hanno sempre avuto un ruolo fondamentale per stabilizzare la situazione generale» analizza il frate Guardiano della basilica della Natività, padre Luis Enrique Segovia. «Io sono qui da sei anni e sono testimone di un repentino cambiamento. Il loro crollo numerico ha fatto affiorare il radicalismo di matrice islamica che purtroppo sta permeando tra la gente. Prima non era così evidente» “. Tutto difficile, insomma, ed è in qualche modo un paradosso: una religione che dimentica di fatto un luogo simbolo e persino nativo, in una generale indifferenza.