10 nov 2023
Capita di avere - e mi auguro si consideri almeno che lo faccio in buona fede - un rovello o meglio un baco che torna nei miei pensieri. Lo faccio nella considerazione che nel dibattito politico ci debba essere il tentativo di trovare quel che unisce piuttosto che quel che divide. E quel che divide dev’essere oggetto di confronto e senza questa capacità che necessità di impegno e di lealtà si entra, come dice una celebre frase latina, nel “Bellum omnium contra omnes”, che significa “guerra di tutti contro tutti” Proviamo a partire - per una sorta di esercizio di stile - da alcune frasi contro gli ideologismi, che sono le logiche che accecano:
- "L'ideologismo acceca la mente e impedisce il pensiero critico."
- "Le rigide ideologie spesso ignorano la complessità della realtà."
- "Invece di aderire ciecamente a un'ideologia, dovremmo cercare soluzioni basate sull'evidenza e sul buon senso."
- "Le ideologie estreme possono dividere la società anziché unirla."
- "Il dogmatismo ideologico ostacola il progresso e l'innovazione." Proviamo a sintetizzare la logica. La furia ideologica, spinta da un'eccessiva rigidità di pensiero e l'incapacità di considerare altre prospettive, può portare a tensioni e conflitti. È importante promuovere il dialogo e la comprensione reciproca per cercare soluzioni pacifiche ai problemi. Sarò ingenuo, naïf o chissà cosa. Ma a certe cose credo fermamente e - al di là di una vis polemica che ogni tanto esercito - ascolto volentieri pensieri diversi rispetto ai miei. La politica è spesso considerata l'arte del compromesso, perché coinvolge la negoziazione e la ricerca di soluzioni che tengano conto delle diverse opinioni, esigenze e interessi dei cittadini. I politici spesso devono trovare - questo è uno dei loro doveri - un equilibrio tra diverse prospettive al fine di prendere decisioni che siano accettabili per la maggioranza, che in democrazia fino a prova contraria ha obblighi rispetto a chi ha l’ha scelta per governare. Forse banale riaffermare come il compromesso è un elemento chiave nel processo decisionale politico e può contribuire a mantenere la stabilità e la coesione nella società. Per questo, a rischio di risultare ossessivo, non sopporto più le logiche settarie. Penso ai problemi della montagna che seguo da tempo per me ormai immemorabile. Guardo con stupore quando ci si concentra su questioni che vengono enfatizzate rispetto alla vastità dei problemi da affrontare. Esiste - per fare due esempi attuali - una concentrazione di critiche sul possibile futuro delle Cime Bianche per collegare sciisticamente Cervino e Monterosa e c’è chi si straccia le vesti per la pista di sci sul ghiacciaio della Valtournenche per la Gara di Coppa del Mondo. Tutto legittimo, ma mi chiedo sé questa logica di fissazione vera e propria abbia una sua logicità e non finisca per distogliere l’attenzione rispetto a questioni ben più vaste e cruciali. E sé questa marea montante di polemiche non sia, in questa logica di eccessi, qualcosa che serve più in una logica di propaganda come elemento aggregante per le proprie “truppe”, piuttosto che ragionare attorno a soluzioni. Più facile fomentare manifestazioni che confrontarsi con discussioni realistiche, che però obbligherebbero a disfarsi di cascami ideologici e convincere militanti caricati come molle non sarebbe facile e per loro la ricerca di punti di equilibrio risulterebbe di certo deludente. Mi spiace che sia così. Resto convinto che - specie su sfide che si preannunciano difficili per il futuro della montagna - sia obbligatorio tagliare le forme di estremismo: chi è antagonista duro e puro si dimostra sordo rispetto alle posizioni altrui e danneggia tutti per coltivare il proprio orticello di militanti.