Ne scrivo oggi, pensando a che cosa sarà tra pochi mesi. Le elezioni europee riaccenderanno, infatti, il faro sull’Europa e saremo assaliti da una cacofonia di voci in vista delle urne. Purtroppo è così da quando, nel 1979, ci furono le prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento europeo. Ho un ricordo vivissimo di quella competizione elettorale. Lavoravo a RTA (Radio Tele Aosta) e segnalo incidentalmente che fu in quella occasione che, con Massimo Boccarella con cui lavoravo, organizzammo la prima diretta fra lo studio che si trovava nei locali in cima a Palazzo Fiat ad Aosta e il Palazzo regionale, dove affluivano i dati dello scrutinio. Era anche la prima volta che, a differenza delle elezioni regionali e di quelle politiche, in cui a politica nazionale, attraverso i candidati di vari partiti, irrompeva sul nostro territorio. Ciò avvenne per la sciagurata legge elettorale ancora in vigore che buttava l’elettorato valdostano in una mostruosa circoscrizione elettorale Nord-Ovest con Lombardia, Piemonte e Liguria. Ritengo che sia ingiusto e che bisognerebbe assicurare un eletto per ciascuna Regione, ma ogni tentativo di modificare la normativa non è mai andato a buon fine e dunque ci si arrabatta con la possibilità di apparentarsi da parte dei partiti autonomisti con un partito nazionale. Il meccanismo è complicato e solo per un colpo di fortuna riuscii a diventare parlamentare europeo. Già allora nel 1979, cronista in erba, mi accorsi di questa storia molto italiana di una fiammata di interesse per l’Unione europea innescata dalla corsa ai seggi per Bruxelles-Strasburgo, che passa con triste rapidità all’indomani del voto. Nel periodo della campagna gran fervore sui temi comunitari, che si spengono come cerini in tempo breve. Sarà pur vero che all’epoca non esistevano partiti antieuropeisti, mentre poi nel tempo una porzione del confronto ha cambiato veste con l’arrivo di sovranisti, nazionalisti e anche di cretini vari che fanno la campagna elettorale contro l’Europa per essere eletti in Europa. Meravigliosa contraddizione… Davvero un peccato che l’europeismo e pure l’antieuropeismo siano usa e getta, cioè fortemente concentrati alla ricerca del consenso elettorale, ponendo poi l’argomento in terza fila e più legato nell’ordinarietà di polemiche prevalentemente sterili. Il processo di integrazione europea è interessantissimo e indispensabile, eppure ancora oggi vige – tranne rari casi – una distrazione di massa sul tema. L’Europa raramente la insegna a scuola, la coscienza europeista si scontra con un disinteresse generale, spiccano più che le conoscenze un mare di pregiudizi. Poco importa che solo l’Europa consenta ai Paesi membri di contare di più, che certi diritti si siano affermati nella legislazione comunitaria, che la libera circolazione di merci e persone sia una conquista e via di questo passo, evitando io stesso di allargare troppo il campo per il rischio di sembrare un veditore porta a porta. Sarebbe interessante fare un gioco al contrario e cioè vedere cosa ne sarebbe del Vecchio Continente, dell’Italia e di noi stessi se l’Europa non fosse nata e i periodici conflitti fra Paesi avessero continuato a insanguinare i nostri territori. Nel 1947 lo disse Luigi Einaudi alla Costituente: “Noi riusciremo a salvarci dalla terza guerra mondiale solo se noi impugneremo per la salvezza e l'unificazione dell'Europa, invece della spada di Satana, la spada di Dio; e cioè, invece della idea della dominazione colla forza bruta, l'idea eterna dalla volontaria cooperazione per il bene comune”. Su questo oblio periodico dell’Europa, dei suoi valori, delle sue speranze si può, come sempre , dare la colpa alla politica, che ha una sua vasta responsabilità Ma l’analfabetismo rispetto all’Unione europea è anche un problema culturale di cui ognuno dovrebbe farsi carico, per la sola ragione che non conoscere bene l’Europa è un vuoto, che colmano i distruttori a colpi di fake news e di nostalgie per i vecchi Stati-Nazione, che la Storia già da sola aveva ampliamente condannato.