Mamma mia quanti moralisti sulla vicenda torinese, resa pubblica con tanto di filmato finito sul Web certo non a caso, del futuro sposo che con un dolente e velenoso monologo ha scaricato la futura sposa. Gelido e assieme furioso lui, statua di sale lei senza reazione alcuna. Moralisti di varia fatta che hanno dato bastonate a destra e a manca spesso a sproposito, mentre l’attenzione gossippara fa parte della nostra quotidianità e questo era un boccone particolarmente succulento e da commenti incrociati con risate annesse, meglio di certe giaculatorie. Ammiro chi se n’è tenuto fuori, ma per favore non impicchiamo chi si è interessato a quello che è un fatto di costume, che ha risvolti interessanti perché l’amplificazione via Social offre un’interessante visione…sociologica di come ormai siamo appesi al cellulare “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”, come dice a proposito la nota formula nuziale. Giuliano Ferrara sul Foglio ha illuminato la scena meglio di quel telefonino che dava luce al povero cornuto, come si è autodefinito, anche se poi lei - intervistata ore dopo, quando aveva ripreso la favella - ha lasciato intendere che fedifrago era stato anche lui. Ferrara: “Non è così triste come si dice la storia di Massimo Segre e Cristina Seymandi. La si può considerare un apologo scherzoso sui rischi del bovarismo più sfrenato, il preadulterio. Qualcuno doveva pur fissare il concetto popolarizzato in una campagna contro l’abbandono degli animali: non abbandonare chi ti ama. Vale anche per i cristiani. Sono tutte fantasie, certo, queste del farsela con un altro o con un’altra, e si ha il diritto femminile di considerarle una violenza privata, bolli carte e tribunali, ma sono anche testimonianze festaiole del fatto che alla reciproca fedeltà in amore è possibile tenere il giusto. Gli invitati si sono lamentati per essere stati coinvolti in una sceneggiata che in fondo, pensano, non li riguardava. Hanno le loro ragioni, forse non li riguardava”. Prosegue il Direttore che ha acume su tutti i temi: ”Ma chi non era invitato e ha solo sentito e visto via media e social non può umanamente non aver sorriso di quella promessa di matrimonio saltata, della sua squisita inattualità, con omelia in cui il presunto fedifrago anticipato, addirittura una femmina, e bella, e libera, è invitato a farsi una vacanza a Mykonos, non già con il commercialista destinato a questo da progetti di nozze, ma con il suo avvocato presunto moroso. Perché amare vuol dire volere il bene dell’altro, ha detto il promesso in un gustoso intermezzo oratorio. Inutile arrabbiarsi o moraleggiare. Tutto sommato, meglio prima che dopo, con più carte più bolli e magari dei pupi in ecoansia da scoppiamento della famiglia”. Mi fermo qui nella citazione. Resta il fatto, scoperto dopo, di come l’intrigo amoroso abbia anche singolari vicende imprenditoriali e economiche, che incrociano lui e lei. Tant’è che lei l’indomani è andata a lavorare nella società in comune e lui ha già preannunciato che potrebbe essere che, a baruffa finita, si ritroveranno a collaborare in qualche modo, ma basta cuoricini, solo cuori infranti. Le puntate future avranno meno clamore e l’ovattata borghesia torinese fra spiagge e montagne avrà da dire nel chiacchiericcio pettegolo per un po’ di tempo, aspettando che i mancati sposi trovino altre storie meno glamour e finiscano nel dimenticatoio. Come forse (la paternità non è certa) diceva Andy Warhol: “Prima o poi tutti hanno il loro quarto d'ora di notorietà”. Divertente, infine e a futura memoria, il commento di Evelina Christillin, torinese si stirpe valdostana, quando dice che quanto è avvenuto dimostra che i piemontesi non sono - come da nomea - falsi e cortesi…