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15 mar 2023

Quanto necessario

di Luciano Caveri

In questi giorni si riflette seriamente per capire come rendere unitario e comune il futuro del mondo politico autonomista. Bisognerà evitare che si tratti di un procedimento a freddo con la facile critica che si faccia una scelta solo ai vertici e non con le “basi”. Sembra l’antico interrogativo se sia nata prima l’uovo o prima la gallina. Contano i fatti e le volontà dall’alto e dal basso senza distinzioni e con quell’oggetto misterioso che è la famosa onestà intellettuale. Ricordo a me stesso che si intende con questa definizione - come base per qualunque discusso, compresa questa - l’atteggiamento di correttezza e lealtà che caratterizza chi riconosce, senza farsi condizionare da pregiudizi soggettivi o di parte, la consistenza reale di un’idea. Così si avanza senza ostacoli con soddisfazione di tutti. Credo che sia giusto dieci la verità: il vero problema, dato per assodato che bisognerà fare un percorso e non un blitz, è che viviamo in un clima di distacco dalla politica che picchia duro anche in Valle d’Aosta. Quindi giusto organizzarsi in logiche interne per giungere ad un buon risultato con un primo passaggio il 18 maggio data della morte di Émile Chanoux come omaggio alla sua figura cardine, da cui nacque in seguito l’Union Valdôtaine. Altrettanto necessario è però spiegarne lungo tutto il percorso, compreso quello successivo, le ragioni profonde che non è solo mettersi assieme l’esistente, ma offrire un programma di lavoro e una visione politica per il futuro. Non si deve essere - come già accennavo - prigionieri del passato e non si può pensare di non adeguare progetti le valori ad una società valdostana in rapida mutazione e bisogna farlo senza rinnegare la storia e anche le personalità che l’hanno costruita. Questo non significa dunque una rimozione dei passaggi avvenuti in questi anni nel mondo autonomista, avendo però la consapevolezza che quanto avvenuto dev’essere superato e averne memoria non può significare rinvangare sempre le ragioni degli uni e degli altri. Guardare avanti non significa smentire sé stessi e le proprie scelte, vuol dire semmai avere coscienza di un interesse superiore, che è quello dell’unità senza rancori e anche senza pregiudizi. Sono stufo di dietrologie, di arrières pensées, di previsioni funeste e tutto l’armamentario di chi vive un processo di riavvicinamento senza serenità e mente aperta. Ed è, invece, quanto necessario.