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21 feb 2023

Fragilità

di Luciano Caveri

Incertezza del futuro, fragilità della propria condizione sociale e insicurezza esistenziale − queste onnipresenti compagne di vita in un mondo liquido-moderno. (Zygmunt Bauman) La citazione iniziale è la cornice che mi porta a dire, nell’affrontare in punta di piedi un tema complesso, che parte dall’affermazione che non bisogna essere spaventati dalle nostre fragilità. Credo che sia una delle poche cose che ho imparato negli anni, specie constatando quante siano le persone - talvolta impensabili e più numerose di quanto si ritenga - che hanno problemi a vivere bene con sé stessi e nel rapporto con gli altri. Anche a me è capitato e capita ogni tanto di interrogarmi sulle mie insicurezze e sulle mie vulnerabilità che devo fronteggiare. Così come avviene spesso, per l’ampio spettro di incontri e la Politica è un porto di mare, di trovare persone che vivono queste stesse difficoltà anche con risvolti davvero patologici. Lo psichiatra Vittorino Andreoli ha scritto: “Ebbene, se sono stato, e sono, un buon psichiatra, se ho aiutato i miei matti, ciò è avvenuto per la mia fragilità, per la paura di una follia che si annida dentro di me, per la fragilità che avverto capace di sdoppiarmi, di togliermi la voglia di vivere e di rendermi simile a un depresso che chiede soltanto di scomparire per cancellare il dolore di cui si sente plasmato”. Sappiamo bene come il confine fra normalità è aspetti problematici possa essere sottile. Quando sono malattie non bisogna vergognarsi e bisogna curarle seriamente non considerandole solo uno stato d’animo. Lo sappiamo bene in Valle d’Aosta con il sinistro record di suicidi che sono di fatto un fallimento nella prevenzione e con una percentuale molto elevata nel consumo di farmaci antidepressivi. Ha scritto lo psichiatra Umberto Galimberti: “Che cos’è la depressione? Quella condizione dell’anima che si registra quando il mondo circostante non ci dice più nulla e il mondo immaginifico, quello dei nostri sogni e dei nostri progetti, tace avvolto da un silenzio così cupo e impenetrabile da impedire anche il più timido degli sguardi che osi proiettarsi nel futuro”. Ben prima che si studiassero a fondo questi disturbi, che sono ancora oggetto di ricerche per comprenderne bene meccanismi e cure con grande poesia Victor Hugo scriveva: “Soyez comme l'oiseau posé pour un instant sur des rameaux trop frêles qui sent plier la branche, et qui chante pourtant, sachant qu'il a des ailes” Bisogna che queste ali ci siano.