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31 dic 2022

La guerra è dolore e violenza

di Luciano Caveri

La guerra la studiamo tutti sui libri di storia. Segno che questa voglia di combattersi è antica come l’umanità. Scriveva Erodoto e siamo nel 400 a.C.: “Non esiste uomo folle al punto di preferire la guerra alla pace. In pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono invece i padri a seppellire i figli”. La realtà purtroppo è diversa e di pace si parla sempre in maniera aulica è tutto si scontra millennio dopo millennio con le guerre che hanno colpito tutti i Continenti. Oggi, mentre scrivo, le guerre in corso sono una sessantina. Si combatte in Nigeria, in Messico, in Siria, in Congo, in Yemen, in Mali… L’elenco potrebbe continuare a lungo, anche se in questa chiusura di anno a circa 1800 km dalla mia Valle d’Aosta la guerra più vicina è quella, scatenata dai russi, che si combatte in Ucraina. Una guerra d’invasione voluta da Putin che sogno il ritorno ad una Grande Russia, ad una Unione Sovietica già scomparsa per consunzione del cosiddetto socialismo reale, seme liberticida dell’attuale dittatura. Scriveva Sigmund Freud: “Lo Stato in guerra si permette tutte le ingiustizie, tutte le violenze, la più piccola delle quali basterebbe a disonorare l’individuo. Esso ha fatto ricorso, nei confronti del nemico, non solo a quel tanto di astuzia permessa, ma anche alla menzogna cosciente e voluta, e questo in una misura che va al di là di tutto ciò che si era visto nelle guerre precedenti. Lo Stato impone ai cittadini il massimo di obbedienza e di sacrificio, ma li tratta da sottomessi, nascondendo loro la verità e sottomettendo tutte le comunicazioni e tutti i modi di espressione delle opinioni ad una censura che rende la gente, già intellettualmente depressa, incapace di resistere ad una situazione sfavorevole o ad una cattiva notizia. Si distacca da tutti i trattati e da tutte le convenzioni che lo legano agli altri Stati, ammette senza timore la propria rapacità e la propria sete di potenza, che l’individuo è costretto ad approvare e a sanzionare per patriottismo”.
Alla follia imperialista russa si è contrapposto il coraggio ucraino, aiutato da un Occidente che ben capisce come dietro questo espansionismo ci sia da una parte un disegno strategico e dall’altra - come spesso accaduto nella storia umana - la follia di un despota. Un Putin che cerca di mascherare le sue intenzioni dietro ricostruzioni fantasiose e propaganda penosa. Scriveva Voltaire: “Il più grande dei crimini, almeno il più distruttivo e di conseguenza il più contrario al fine della natura, è la guerra; ma non vi è alcun aggressore che non colori questo misfatto con il pretesto della giustizia”. Così questo anno che finisce resterà marcato dalla crudezza e dalla violenza dell’aggressione russa con stragi di civili finiti in fosse comuni, nugoli di missili lanciati su città e paesi, spietate torture e grandi ruberie. E soprattutto la paura nucleare che potrebbe annientare il mondo è già solo agitarne lo spettro è una scelta scellerata. Tutto il mio disprezzo va a chi, da diverse posizioni, confluisce anche in Italia in un vomitevole fronte di giustificazioni verso la Russia. Un giorno scopriremo chi è stato corrotto da Putin e tutto sarà tristemente chiaro. Intanto gli ucraini soffrono, costretti al gelo del loro inverno con i russi che danneggiano le infrastrutture energetiche con evidente cinismo, aggiungendo a questo tutti quegli atti che si configurano come autentici crimini contro l’umanità e ci vorranno processi severi contro chi li ha compiuti, quando tutto finirà.