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10 dic 2022

Credere a Babbo Natale

di Luciano Caveri

Esiste un’età in cui smettere di credere a Babbo Natale? L’interrogativo è interessante e - a scanso di equivoci - chiarisco in premessa che la mia generazione aveva Gesù Bambino come riferimento principale, mentre Babbo Natale era già esistente, ma sullo sfondo Comunque sia, resta chiaro che esiste un’età in cui il vecchio che vive nel Grande Nord sparisce in un battibaleno dalle attese dei nostri figli, che sia per mano di amichetti maliziosi o cugini stronzi oppure ancora per una serie di indizi che abbattono il mito senza suggeritori esterni. Non ricordo quando mi accorsi personalmente della mistificazione e non ho un momento preciso in cui questo capitò con i miei figli ormai grandi, Laurent e Eugénie. Diciamo che “pluf!” sparisce d’improvviso con un pezzo per altro indelebile della propria infanzia e spiace che il personaggio declino nelle fantasie infantili. Ora il dado è tratto anche per il piccolo Alexis, quasi dodicenne, che nutriva già dei dubbi tempo fa e oggi fa semblant de rien nell’ approssimarsi del Natale. Così, direi con intento piuttosto truffaldino a meno che non sia davvero un’anima candida, ha chiesto a noi genitori- mica stupido! - di portarlo a Rovaniemi in Lapponia presso quel quartier generale di Babbo Natale che i Finlandesi hanno attrezzato in grande pompa. Così, nel breve tempo di un finesettimana, siamo volati lassù dove la notte incombe in modo inquietante a Dicembre. Ero stato in zona nel tempo del sole di Mezzanotte nella bella stagione ed ero rimasto sotto choc, situazione che si è ripetuta all’inverso con il buio che la fa da padrone. Esperienza simpatica e avvolgente: dalla gita con la slitta trainata dalle renne a quella con i cani, dal bagno (bagno!) nelle acque ghiacciate con apposita muta alla gita notturna in motoslitta per vedere l’aurora boreale (ma il cielo era coperto!). Tutto compresso in poche ore. Ma il top è stato l’incontro con Lui, Babbo Natale, molto più credibile di certe mezzecalzette che si spacciano per lui senza un pizzico di stile. È stato molto gentile, ha preso la letterina e si è fatto pagare per la foto di rito. D’altra parte è sempre sulle spese con tutti i regali che deve portare a tutti i bambini del mondo… Aggiungerei che questa visita mi ha convinto di una cosa importante: Babbo Natale esiste di certo e permettermi di non essere melenso, dicendo che il personaggio resta nei nostri cuori a qualunque età. Per cui, molto più prosaicamente, direi che visto che ci sono amiche che credono alle creme contro la cellulite, amici convinti che nel calcio non si vendano le partite, persone sicure che Conte sia un grande statista, famiglie che preferiscono un cane a un bambino, allora perché non cedere al fascino di Babbo Natale come fede natalizia? Credo non faccia male a nessuno! Poi, invecchiando, si diventa inevitabilmente bambini e dunque si chiude un po’ il cerchio. Ricordo quando i miei figli più grandi erano piccoli e andai vestito da Babbo Natale alla scuola di Moron, come da tradizione a rotazione fra genitori. Mio figlio non mi riconobbe, mia figlia invece mi beccò in un battibaleno malgrado il gran travestimento e fu la sola. Ero deputato all’epoca e la Dirigente scolastica di allora, oggi militante della sinistra estrema (e lo era già allora…), sostenne che la mia era stata…propaganda politica, sfidando il senso del ridicolo, sepolta ovviamente da una sonora risata. Babbo Natale quell’anno non le portò neppure un pacchettino. Giusta vendetta è per questo sono andato a casa sua a Rovaniemi in pellegrinaggio.