Complottisti, negazionisti, sovranisti: ormai ne incontri tutti i giorni e sono un male con cui convivere. Li trovo molto prevedibili e seriali. Loro “sanno” e non si fanno ingannare, mentre noi sì: siamo fessi, manovrabili, pecoroni. Ogni discussione appare inutile e l’atteggiamento saccente non consente margini. Perciò inutile cercare dialogo, anche se so quanti danni facciano e dunque bisognerebbe, se non fosse diabolico, perseverare. Sono queruli e aggressivi e ti disprezzano, facendo squadra con i loro simili, perché agiscono sui Social che permettono loro di incontrare - grazie ai famigerati algoritmi - solo chi la pensi come nello stesso modo. Così si inerpicano in scambi di informazione grotteschi e ridicoli, che diventano il Verbo che è indiscutibile e, come tale, sacro. Amen. Se uno, però, dissente - e qualche volta mi capita stupidamente di farlo - si scatenano contro la preda come una muta di cani nel nome della loro Credo, dimostrandosi integralisti su argomenti specifici e affini. Negano ogni evidenza e le informazioni che si prova a dar loro sono considerate menzogna, se non provocazione. Hanno i loro guru che dettano sprezzanti la linea contro ogni evidenza: prendere o lasciare e mai si deflette. Chi non si allinea finisce nella lista nera dei nemici. Concita De Gregorio scriveva giorni fa su Repubblica: “Ciascuno può dire quel che ritiene - che i vaccini ti fanno diventare autistico, che Putin è democratico, che le Ong sono in combutta con gli scafisti e bloccare le navi di soccorso significa fermare l'esodo biblico dalla morte alla vita, fermare la storia mentre accade - il problema è chi ci crede. La grande questione è non chi dice: chi crede”. Già ci saranno cattivi maestri e grandi vecchi che manipolano, ma non bisogna solo condannare i manipolatori ma intristirsi per i manipolati, che invece si sentono ganzi e super intelligenti, mentre noi - cambiando vocale - siamo gonzi e stupidi agnelli sacrificali dei vari poteri forti, se non peggio complici corrotti del Sistema. La De Gregorio annota: “Come, quando è successo che i cittadini elettori, gli spettatori, gli utenti social che su tutto la sanno lunghissima hanno smesso di distinguere una boiata pazzesca da una storia vera o verosimile, com'è possibile che serva Elon Musk per certificare con un bollino blu la verità. Come si spiega che il popolo antagonista che ti mette in guardia nelle chat dal diffidare dei poteri forti e dalla Nato, degli euroburocrati, dai competenti tecnocrati, dai giornalisti venduti, dal cibo contraffatto dal pensiero unico e dalla pace armata siano gli stessi che poi abboccano a qualsiasi slogan, alla pochette che diventa dolcevita, al vittimismo eroico di chi non ne indovina una ma fa il botto in tv”. Già i Conte (in maglione perché è più di Sinistra), i Travaglio (gelidamente patologico), gli Orsini (strampalato con sguardo fisso) e tutta la compagnia funebre dei furboni, che fanno ascolti con chi li seguo come se fossero pifferai magici che trascinano nell’abisso dei loro mantra. Conclude la De Gregorio: “La ragione per cui i negazionisti dell'evidenza sono sempre in tv è che fanno ascolti. Il pubblico, da casa, li sceglie col telecomando. E siccome la tv è un generatore di denaro, di pubblicità, chi fa ascolti vince su chi non li fa. È la domanda che genera l'offerta, in questo sistema. Nell'odiato Sistema. Sono i dati del giorno dopo che dicono chi aveva ragione, fino a che non arriverà qualcuno capace di suscitare con un'offerta nuova una domanda che non c'era. Dunque è il pubblico che decide, siete voi. È abbastanza ridicolo dire che la tv i giornali fanno schifo se poi, dati alla mano, quel che volete è lo schifo. Un grande equivoco è che ci sia bisogno di semplificare, dire due tre cose semplici e sovente farlocche. Così si vince. Sì, è vero. La maggioranza adulta e analfabeta di codici la prendi”. Insomma: non ci resta, talvolta, che abbozzare. Con il grande Fernando Pessoa che lo scrive tra il serio (molto) e il faceto (poco): “Nella vita attuale il mondo appartiene solo agli stupidi, agli insensibili e agli agitati. Il diritto a vivere e trionfare oggi si conquista quasi con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l’incapacità di pensare, l’amoralità e l’ipereccitazione”.