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21 ago 2022

L’invidia all’Inferno

di Luciano Caveri

Lo psicanalista e saggista Massimo Recalcati è ormai una delle firme di punta di Repubblica. Riesce sempre a commentare vicende di attualità, profittandone per scavare in elementi più profondi. In queste ore si è occupato di questo tema: “Sanna Marin - coraggiosa premier finlandese - è entrata nell'occhio del ciclone social e mediatico perché un video divenuto pubblico la riproduce mentre in una festa tra amici balla e si diverte. L'accusa non è solo sfacciatamente moralistica - perché una figura con responsabilità politiche non avrebbe il diritto di divertirsi? - ma merita di essere considerata con attenzione”. Poi inizia lo scavo, applicabile in molti altri casi anche nella nostra quotidianità: ”Al centro c'è innanzitutto, ancora una volta, la passione accanita dell'invidia. Tommaso d'Aquino la definiva come la tristezza causata per il bene altrui che impedisce l'affermazione della propria eccellenza. Più sinteticamente, Lacan affermava che l'invidia è sempre invidia della vita. Nello sguardo risentito dell'invidioso ciò che, infatti, risulta intollerabile, è proprio la manifestazione della gioia della vita. Non a caso i soggetti sui quali solitamente si scarica la pioggia acida dell'invidia sono soggetti che sanno, in modo differenti, incarnare la potenza di quella gioia. È una lezione della psicoanalisi: non si invidia mai l'estraneo, ma si invidia sempre la vita che si vorrebbe essere e non si riesce ad essere. L'invidiato è, cioè, sempre l'ideale inconscio dell'invidioso”. Quanto c’è da riflettere in un mondo popolato, anche in politica, da invidiosi! Spiega più avanti Recalcati: “Ebbene, questa donna che ha preso decisioni difficili in un tempo di grande crisi (pandemia, guerra in Ucraina), che ha portato il suo Paese verso la Nato, che ha rivendicato l'autonomia del suo popolo di fronte alla prepotenza bellica della Russia, sa anche godere della vita, sa vivere una festa. È forse questo il peccato che deve espiare?”. Poi il pensiero finale, che mi conforta in queste ore in cui, dopo una certa delusione, ho fatto festa con amici: “Lo sappiamo per esperienza, difficilmente chi non sa fare festa sa vivere la vita. Piuttosto la può solo osservare da distanza sempre pronto al giudizio severo. Per questo Dante, nel girone popolato dagli invidiosi li rappresenta con gli occhi cuciti da fili di ferro”. Ii grande romanziere Carlos Ruiz Zafón, morto purtroppo anzitempo, ha scritto: “L'invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perché la sua anima non apparterrà mai a loro”. Mai.