Nel 2020 venne festeggiato il 30° anniversario del varo di "Interreg", il programma all'interno della politica regionale europea che ha consentito la cooperazione territoriale tra regioni frontaliere. E' uno strumento che per la Valle d'Aosta riguarda nel periodo in corso sino al 2027 tre assi di cooperazione: transfrontaliera ("Interreg A"), e quindi "Italia-Francia" ed "Italia-Svizzera"; transnazionale ("Interreg B") e dunque "Spazio alpino" ed "Euro-Med": interregionale ("Interreg C"), vale a dire "Interreg Europe", "Urbact III", "Interact III" ed "Espon". Nel tempo - per capire la profondità dell'esperienza - si sono succeduti cinque periodi di programmazione "Interreg": "Interreg I" dal 1990 ad 1993, "Interreg II" dal 1994 al 1999) "Interreg III" dal 2000 al 2006, "Interreg IV" dal 2007 al 2013 ed "Interreg V" dal 2014 al 2020.
Ho sempre seguito questi programmi, che spezzarono la logica confinaria con possibilità per la Valle d'Aosta di poter esprimere una propria politica estera, pur nel quadro delle regole di funzionamento di questo fondi. Lo Stato, prima che nascesse la Politica regionale, era rigidissimo nella peggior logica di chiusura, leggermente smossa dal quadro giuridico del Consiglio d'Europa con la "Convenzione di Madrid" del 1980. Questa sospettosità di funzionari governativi l'ho vissuta ancora una ventina di anni fa, quando "Interreg" ha dipeso dal me quando ero sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega su questi fondi. Ricordo una dirigente cui chiedevo notizie su alcune questioni del SüdTirol e questa mi diceva: «Attenzione che questi si sentono austriaci!». Aveva trovato quello giusto... Nei giorni scorsi sono stato a Gréoux-les-Bains nel Département des Alpes de Haute Provence: luogo bellissimo con la lavanda in fiore, un po' slavata per via della siccità. Come sempre in queste trasferte mi sono sentito a casa mia assieme ai colleghi piemontesi, liguri e i rappresentati di Auvergne-Rhône-Alpes di Provence-Alpes-Côte d'Azur, contando anche sul vantaggio evidente del nostro bilinguismo. Questo clima di grande collaborazione su progetti concreti si è aggiunto alla presa d'atto dell'approvazione da parte della Commissione europea del nuovo Programma 2021/2027 e bisogna dire che anche i rappresentanti di Bruxelles hanno preso atto del clima fattivo degli scambi transfrontalieri, compresa la chiusura in corso del periodo di programmazione precedente con un grande successo di progetti per la Valle d'Aosta. Sono cinque le piste che seguiremo, con ripartizioni a secondo delle necessità, negli anni a venire: "Un'Europa più intelligente" (Op1), "Un'Europa più verde" (Op2), "Un'Europa più sociale" (Op4) e "Un'Europa più vicina ai cittadini" (Op5). Primo passo il nuovo bando in uscita il 18 luglio prossimo con scadenza il 15 dicembre. Il bando è composto da due sezioni: "Nuove sfide" e "Governance". L'obiettivo della sezione "Nuove sfide" è di sostenere nuovi progetti (Op 1, 2 e 4) che rispondano alla strategia concordata per la zona transfrontaliera come presentata nel nuovo Programma, con un budget dedicato pari a 25 milioni di euro. L'obiettivo della sezione "Governance", con un budget dedicato pari a 2 milioni di euro, è di contribuire a ridurre gli ostacoli transfrontalieri e dare un contributo alla nuova politica transfrontaliera franco-italiana a seguito della firma del "Trattato del Quirinale" il 26 novembre 2021. Ho già scritto di questo Trattato come di un decisivo passo in avanti. Un'importante novità del nuovo periodo 2021/2027 riguarda, inoltre, la costituzione del "Consiglio dei Giovani", che ha partecipato per la prima volta alla riunione del Comitato e che rappresenta la volontà del Programma di dare più spazio e più voce alla gioventù europea del territorio "Alcotra". In rappresentanza della Valle d'Aosta sono stati selezionati due giovani in gamba, Marlène Jorrioz e Vivien Bovard. In questa occasione nella splendida Provenza ho ricordato come si debba cooperare sempre di più in chiave europea con le Regioni e le altre espressioni della democrazia locale: questa la logica a cui ispirarsi per il nuovo periodo di programmazione nel quadro di "Interreg" nel nuovo orizzonte 2027. E bisogna farlo, profittando del bilinguismo che ci agevola come ponte fra Italia e Francia come avevano ben intuito i padri fondatori della nostra Autonomia, come uno dei rimedi possibili contro le grandi emergenze di questi tempi. Che siano il cambiamento climatico, la crisi energetica, il calo demografico, i problemi sanitari della pandemia e molti altri dossier quel che conta è fare sistema, avere buoni progetti comuni e conoscersi meglio, anzitutto con scambi fra i giovani, che accrescano la coscienza europea e l'importanza del vicinato con le sue profonde radici storiche, che vanno ogni volta evocare. A questo serve la Storia.