Ci sono casi clamorosi di impotenza dei pubblici poteri ed è lecito chiedersi come sia possibile. Scendevo in macchina in queste ore dal Colle del Gran San Bernardo, uno dei luoghi più belli della nostra Valle, che segna il confine con la Svizzera in un ambiente artico, reso possibile dall'alta quota. Va riconosciuto che questa strada, resa carrozzabile nei primi del Novecento ma luogo di transito millenario, ha un suo fascino in quello snodarsi curva dopo curva e l'Anas ha investito parecchio nella sicurezza e nella sua manutenzione, ben più di quanto abbia fatto per il Colle "gemello", il Piccolo San Bernardo verso la Francia. Ma quel che ammorba il Colle - e l'ho visto l'altro giorno come semplice conferma - è l'assalto dei motociclisti, che considerano legittimamente l'itinerario uno dei più belli di tutte le Alpi per percorrerlo in moto. Non ci sarebbe niente di male in questa attrazione, se non fosse che fritte di appassionati delle moto di grande cilindrata scambino, quasi sempre in gruppi numerosi, questa strada per un circuito da affrontare a manetta in spregio a qualunque regola di sicurezza.
Così, l'altro giorno, un amico che conosce i luoghi come le sue tasche mi descriveva lungo il percorso gli incidenti mortali di motociclisti imprudenti registratisi a sua memoria. L'ultimo in ordine di tempo è di qualche giorno fa: due motociclisti svizzeri, uno che saliva e l'altro che scendeva, per via della loro imprudenza si sono scontrati a velocità folle: uno è morto sbalzato nel burrone, saltando il guardrail e l'altro è bruciato con la sua moto che ha preso fuoco nell'urto. Avevo letto la notizia, ma mi mancava un particolare che fa rabbrividire. Erano due amici in gita, che risalivano assieme il Colle. Il secondo aveva avuto un problema meccanico e il primo era tornato indietro a cercarlo ed assieme hanno incontrato la morte. Purtroppo negli anni sono aumentati incidenti simili e sono testimone - ad esempio lungo la strada regionale che da Saint-Vincent al Col de Joux - di salite a folle velocità di motociclisti che parevano impegnati in vere e proprie sfide fra loro. Più di una volta lì, come su altre strade valdostane, mi sono trovato in situazione a rischio con motociclisti che, tagliando le curve o superando laddove non potevano, si sono trovati a pochi centimetri dal muso della mia macchina. Non voglio certo fare di ogni erba un fascio. Quando ero assessore al turismo studiammo apposito materiale promozionale a vantaggio del mondo degli appassionati della moto, consapevoli di un turismo interessante, ben mostrato da certi motoraduni di grande successo succedutisi negli anni. Poche settimane ero ad Issogne ad un raduno di bikers per una serata all'aria aperta nella suggestiva località dei Castagneti di Issogne, dove si mangiano in un clima assai amichevole le celebri costine e non si potevano che ammirare le moto di varie marche oggetto di culto dei loro proprietari. Ma poi, rovescio della medaglia, c'è questa storia dell'utilizzo delle strade in modo non accettabile, causa di incidenti e di preoccupazione per chi incontra coloro che fanno i gradassi e soprattutto non rispettano il codice della strada, mettendo in pericolo la vita loro e quella altrui. Spero che la questione venga presa sul serio dalle Forze dell'ordine, perché il troppo stroppia e non sono più casi isolati di cavalli pazzi. Sono in troppi ormai che trasformano gite in scorribande a manetta e penso che i motociclisti seri e con la testa sul collo la pensino come me.