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08 lug 2022

Morte senza dignità

di Luciano Caveri

La Corte Costituzionale, con una sentenza di quest'anno, non ha consentito il referendum sull'eutanasia, perché con lo strumento abrogativo proposto non si sarebbe, secondo la Consulta, ottenuto un risultato accettabile. La responsabilità - ma gli stessi giudici lo avevano già fatto in passato - sarebbe ora del Parlamento, che sul tema appare come paralizzato e, si sa, come questo derivi da una chiusura posta dall'influente componente cattolica, schierata nella logica del «no» della Chiesa con un'opposizione sempre più difficile da capire. Basta guardare alle legislazioni di civilissimi Paesi europei nella materia e capire che ci sono spazi per evitare abusi e storture. Giusto l'altro giorno - e sono sempre momenti difficili - mi è stata raccontata, per l'ennesima volta, la sofferenza derivante del meccanismo della sedazione profonda per un malato terminale di cancro con parenti in attesa fra mille l

unghe angosce e risvegli del paziente che mettono dubbi sulla reale portata della tecnica. Trovo sul tema un editoriale su "Repubblica" di Marco Patucchi che commenta la questione, ricordando una situazione simile del fine vita del suo anziano papà: «Quando ha capito che era giunto il momento di arrendersi, quando i dolori del corpo e, soprattutto, dell'anima sono diventati insopportabili per la sua dignità di persona, ci ha detto di volersene andare. Senza "se" e senza "ma". Legge alla mano, l'unica cosa che abbiamo potuto fare per lui che ci chiedeva di porre fine ad una sofferenza senza alcuna speranza, è stata la sedazione profonda. Così, papà si è lentamente immerso nel mare di un'esistenza sospesa che è andata avanti per qualche giorno, con tutti noi affacciati a un mistero fatto di sguardi e gesti che non sapremo mai cosa volessero significare». L'autore cura più le parole di Maria Chiara Risoldi, moglie dell'ex presidente della Regione Emilia-Romagna Antonio La Forgia (che conobbi nella mia attività politica), morto anche lui dopo la sedazione profonda: «L'ipocrisia della legge è ormai intollerabile. La sedazione profonda è un suicidio assistito mascherato dalla lunghezza del tempo impiegato per morire, che dipende dalla resistenza della persona. Si potrebbe fare in dieci minuti, invece la legge ha un protocollo per cui la morfina viene data diluita, poca in molte ore, così dicono che è assistenza al dolore e non eutanasia. Gli ammalati non soffrono più ("concedetemi però il beneficio del dubbio", commenta Patucchi) ma per i familiari è uno strazio. Mi fa impazzire il fatto che tutto questo si potrebbe evitare, con una legge sul suicidio assistito, una legge diversa per l'etica e la verità». Osserva poi l'editorialista, mettendo il dito nella piaga: «Come ha scritto l'agenzia di informazione della "Conferenza episcopale italiana", la Chiesa è favorevole alle cure palliative, che definisce "una forma privilegiata di carità cristiana nel momento ultimo della vita, nella fase più delicata, in cui la paura del distacco si aggiunge alla sofferenza, e le ritiene una risposta buona, doverosa ed eticamente corretta per offrire assistenza alla persona malata ed evitare derive, da una parte verso l'eutanasia, dall'altra verso l'accanimento terapeutico". In realtà, proprio la sedazione profonda è una deriva che andrebbe risparmiata alle persone in fin di vita e ai loro cari e quindi la Chiesa dovrebbe andare oltre una paradossale posizione di compromesso. Nel momento in cui si avvia la sedazione profonda, si è chiaramente deciso di accompagnare il malato verso la morte ritenuta scientificamente ormai inevitabile, dunque perché prolungare questo limbo senza ritorno? E perché i partiti discutono da anni di fine vita senza scardinare l'ipocrisia che permea l'intero dibattito? Luigi Manconi, sempre sulle pagine di "Repubblica", ha scritto "dell'indifferenza, così simile alla diserzione, di grandissima parte della classe politica italiana". Così, mentre i partiti si dilettano in scissioni varie o nella caccia a campi più o meno larghi, ci sono famiglie che, ora e qui, nel dignitoso silenzio delle loro case o di un ospedale, assistono dai bordi del letto all'ultimo viaggio di un caro, pregando che sia il più breve possibile. E continuando a chiedersi il senso di tutto questo dolore». Che si decida, che si abbia il coraggio, che si esca da questa situazione assurda e dolorosa con una legge ben fatta a tutela di tutti, specie di chi ha scelto di andarsene con una dignità oggi negata.