Una premessa purtroppo noiosa, è indispensabile e sia chiaro come questo possa riguardare in parte anche il futuro di "CVA", società idroelettrica pubblica della nostra Valle, se non prevarrà un quadro giuridico originale. La legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 è stata votata ieri sera al Senato e lo sarà a breve dalla Camera. Il testo contiene l'articolo 7 che prevede una parziale modifica dell'articolo 12 del Decreto legislativo 79/1999 in materia di concessioni di grande derivazione idroelettrica "al fine di assicurare la tempestiva adozione delle gare ed evitare ingiustificati vantaggi competitivi in favore del concessionario uscente", sulla base di uno specifico obiettivo del "Pnrr", che prevedeva di "modificare la relativa disciplina al fine di favorire, secondo criteri omogenei, l'assegnazione trasparente e competitiva delle concessioni medesime, anche eliminando o riducendo le previsioni di proroga o di rinnovo automatico, soprattutto nelle prospettiva di stimolare nuovi investimenti", nonostante in data 23 settembre 2021 sia intervenuta l'archiviazione da parte della Commissione Europea della procedura d'infrazione sullo specifico argomento sbandierata dai liberisti duri e puri.
Una nuova norma che costituisce una significativa accelerazione del processo di liberalizzazione senza eguali in Europa del comparto idroelettrico riferito alle concessioni di grande derivazione. Una scelta che in Italia potrebbe coincidere sostanzialmente e potenzialmente con un significativo processo di privatizzazione, poiché attualmente oltre il settanta per cento della produzione da fonte idroelettrica è riferibile a concessionari che sono direttamente o indirettamente riferibili a soggetti pubblici. Risulta del tutto evidente che questa iniziativa legislativa non tiene del dibattito parlamentare in Commissione e delle precise indicazioni del "Copasir" con la sua relazione di gennaio 2022 sulla sicurezza energetica nazionale da presidiare con attenzione. Così come non si è tenuto conto delle ampie segnalazioni del mondo degli operatori del comparto energetico, che hanno evidenziato in modo unanime le distorsioni che generebbe tale iniziativa. Non si è neppure apprezzato il mutamento drammatico dello scenario globale e nazionale che si è determinato in questi anni di guerra, di pandemia e pure di pressante cambiamento climatico con riflessi enormi sul mercato energetico. Tutto dovrebbe portare con intelligenza ad una valorizzazione delle energie rinnovabili e a considerarle un asset strategico per l'Italia, come avviene con convinzione in altri Paesi europei.
Pensare che l'energia idroelettrica ha caratteristiche qualitative e quantitative speciali, che la rendono insostituibile, perché rappresenta:
la più grande fonte (quaranta per cento circa) come capacità di generazione tra le fonti rinnovabili; la più stabile e programmabile tra le fonti rinnovabili; possiede la capacità di riavviare il Sistema elettrico nazionale in caso di blackout; contribuisce alla sicurezza del Sistema elettrico nazionale; è dotata di flessibilità e programmabilità produttiva grazie agli accumuli; non opera alcuna alterazione della risorsa idrica: la restituisce intatta all'ambiente sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; garantisce il controllo dei flussi di piena sui corsi d'acqua a regime torrentizio.
Le scelte governative e parlamentari sono in netto contrasto con le priorità oggi unanimemente condivise e si evidenzia una disparità incomprensibile di trattamento con una miope visione elettoralistica, pensando alle soluzioni nella stessa legge trovate per le concessioni balneari che paiono il centro del mondo. Mentre appare il rischio reale di svendere la principale fonte di produzione rinnovabile in Italia, umiliando le zone di montagna ed in particolare le Autonomie speciali come la nostra che hanno nello sfruttamento delle acque ad uso idroelettrico una delle ricchezze a beneficio delle finanze regionali, dei posti di lavoro e della tutela del territorio. Per questo bisogna assolutamente che vengano varare le "norme di attuazione" del nostro Statuto speciale per evitare la beffa di ritrovarci chissà chi a governare la nostra ricchezza idroelettrica e anche la previsione di un golden power nell'idroelettrico per salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in questo settore, perché reputato strategico e di interesse nazionale, appare come un'arma spuntata. Nella migliore delle ipotesi esisterebbe il rischio che a scalare le società idroelettriche pubbliche in zona alpina, come "CVA", possano essere giganti pubblici come "Enel" o "Eni". Per questo bisogna avere un quadro giuridico di garanzia.