Per la prima volta l'Adunata degli Alpini è finita - in questa edizione bizzarramente a Rimini - nel turbine della polemica per il manifestarsi - così parrebbe - di gesti volgari, proposte indecenti, battute improprie che alcuni avrebbero rivolto verso donne in diversi contesti. Vedremo alla fine quante denunce formali ci saranno ed il loro esito, ma intanto ci sono testimonianze raccolte dai giornalisti di cui bisogna tenere conto e dunque non bisogna minimizzare. Nel frattempo si stanno raccogliendo da ambienti femministi e con cospicuo successo le firme su change.org per bloccare per due anni l'adunata! Ma perché? Quale tipo di punizione sarebbe? Non mi stupisce che ciò avvenga: mi ha colpito infatti in questo senso sui "social", ma anche sui giornali, la virulenza nei confronti degli Alpini.
Come se gli episodi - su cui evidentemente sarà la Magistratura a fare gli accertamenti e lo stesso farà l'Associazione nazionale Alpini per eventuali sanzioni - fossero stati l'occasione per dare la stura ad una antipatia profonda nei confronti degli Alpini. Mi spiace che questo sia avvenuto. Si è passati dalla consueta rappresentazione piuttosto folkloristica della Festa, perché gli elementi di cronaca scherzosa ci sono sempre stati, ad una visione aggressiva e piena di livore verso le Penne nere. E' come se ci fosse dimenticati del ruolo attuale delle truppe alpine negli scenari di guerra nel mondo e soprattutto dell'apporto enorme degli Alpini in congedo per la Protezione civile con generosità in ogni occasione, compresa l'attuale pandemia. Le sezioni presenti nei Comuni valdostani sono un esempio calzante: si tratta di un volontariato utile se non indispensabile a favore della comunità. Invece si è scelto un «j'accuse» troppo spesso virulento, facendo di ogni erba un fascio, senza distinguo. Ripeto, a scanso di equivoci, che questo non vuol dire affatto sottovalutare eventuali reati e condannare anche comportamenti moralmente offensivi o comunque censurabili. Vorrei aggiungere un elemento di riflessione. E' vero che nel «rompete le righe» gli alpini hanno spesso avuto comportamenti goliardici (non mi riferisco al deprecabile "nonnismo") e chi abbia visto le adunate lo sa bene. Lo spirito di corpo non ha eguali e la gioia di vivere c'è sempre stata con evidente rischio di esuberanze e chiassosità. Bere si beve, qualcuno certamente eccede, ma questo in momenti festosi può avvenire e penso che molti Alpini non gradiscano certe esagerazioni che non fanno bene a nessuno. Penso, come uomo che ha sempre avuto il dovuto rispetto verso il mondo femminile per assoluta convinzione e non per obblighi di legge, che questo caposaldo deve comunque lasciare spazio qualche spazio ragionevole alla battuta, all'apprezzamento, al lazzo. Confesso, essendo per natura scherzoso e - uso un termine desueto - "galante", come io stesso ormai abbia cambiato molto il mio modo di pormi rispetto alle donne con una forma di autocensura. Basta poco purtroppo per essere equivocati o accusati sulla base di certi principi del famoso movimento #metoo. Ha scritto anni fa il giornalista Bret Easton Ellis già anni fa: «Il movimento #metoo è partito da Hollywood con intenzioni lodevoli: compensi equi, lo smantellamento delle molestie sessuali sistemiche che caratterizzano la città. Hollywood può essere un mondaccio volubile gestito tramite favori sessuali, un divano per i produttori, e uno sgradevole "do ut des" fra attrici bellissime (e attori) e centri di potere un po' meno belli. Affermare che lo stupro è del tutto inaccettabile è ottusamente scontato, ma per gli isterici bisogna chiarirlo ad alta voce, nel momento in cui si cominciano a sollevare dubbi sulle nuove percezioni generate dal #metoo. Ciò che si è visto succedere a Washington è che il movimento si è trasformato in un'arma politicizzata usata per abbattere un candidato sgradito a una parte, macchiandone la reputazione; si è trattato di un gioco di potere che riproduceva in modo sconvolgente l'atteggiamento di quelle stesse persone che inizialmente si volevano screditare». Della serie triste: oggi a me, domani a te. Insomma, al di là di tutto, resta la necessità di un equilibrio: da una parte pugno duro con chi sgarra, dall'altra attenzione a strumentalizzazioni ideologiche, che sviliscono la sostanza della questione e cioè il rispetto pieno e totale verso le donne.