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11 mag 2022

Dal SüdTirol a Mariupol

di Luciano Caveri

Ricordo con molta simpatia Niccolò Rinaldi, ai miei tempi al Parlamento europeo era segretario generale del gruppo dei democratici e liberali e poi divenne parlamentare europeo, restando sempre scrittore e alpinista. Fu amicizia fra noi, anche se non ci sentiamo da tempo per le circostanze della vita. Ma, via "Whatsapp", ricevo ogni tanto un suo scritto e oggi ne cito uno di straordinaria portata emotiva, quasi poesia, che mi ha fatto scoprire quanto non sapevo Eccolo: «Ai piedi della sorgente della Drava a Dobbiaco, sotto la Cima Nove a San Candido, sentiamo quanto l'uomo sia un nomade detronizzato al cospetto dei viaggi degli elementi. Non so quanto una sua particella impiegherà a raggiungere il Danubio, ma l'acqua della Drava fa presto a ingrossarsi e corre subito veloce. Fa in tempo a ricevere il rinforzo di due affluenti prima di procedere per il suo percorso mitteleuropeo ed entrare in Austria».

«Poi la Slovenia, la Croazia, l'Ungheria e finalmente, ormai in Serbia - continua Rinaldi - l'ingresso nel Danubio dopo 750 chilometri - nessuno lo sa, ma - altro che Po - la Drava è il fiume più lungo che nasce in Italia. Infine, il filtro cosmopolita del delta - tra Romania, Moldavia e Ucraina - e l'ingresso trionfale nel Mar Nero. Parte della sua acqua raggiungerà Istanbul, dove si dice che arrivi compatta e ancora fresca e perfettamente potabile; ma un'altra disperdendosi tra le onde degli Argonauti potrebbe anche intrufolarsi nel mare di Azov, fino a toccare la costa di Mariupol.  Così si compie il viaggio dalla pace delle Dolomiti all'inferno della guerra, e uno dei luoghi più incantevoli d'Europa è legato con un filo liquido e diretto a uno dei luoghi più atroci. Si parte sottoterra, come ogni sorgente, si esce e si corre all'aria aperta, e il fine corsa è di nuovo nei sotterranei, quelli dell'acciaieria "Azovstal". Se l'acqua potesse pensare, osserverebbe uomini e donne liberi da una parte, prigionieri e allo stremo dall'altra.  Non è una figura retorica, ma un dato di fatto. Perché quella della Drava, in quanto affluente del Danubio, è prima una variante iniziale e poi il grande viaggio del Danubio, con la sua geografia ramificata e mobile, dove anche San Candido-Italia ha il suo collegamento con Mariupol-Ucraina - Candido e Maria, come un fratello e una sorella dai nomi di una medesima civiltà». Poi l'articolo allarga la sua visione: «In "Danubio" di Claudio Magris il fiume è un tappeto acquatico di trame storiche, vicende umane, lingue e religioni, opere d'arte e valzer, erotismo e cibi, e anche castelli, assedi e guerre. "Incurante degli orfani delle sue sponde, il Danubio scorre verso il mare, verso la grande persuasione", scrive il grande triestino, e la geografia mette effettivamente in connessione i destini. E' un libro divino come solo i classici sanno esserlo perché insuperato come letteratura dedicata a un fiume, e perché questo fiume è il Danubio, il cui bacino idrografico tiene insieme mezza Europa, anche il dolore di Mariupol con la compassione delle Alpi.  Grazie alla Drava anche l'Italia ha i suoi diritti di navigazione. Come sempre, gli ordinamenti giuridici combaciano con corrispondenze reali, perché davvero la neve delle Dolomiti viaggia fino al mare di Azov, in quel pensare in più popoli, come scrive Magris. Mariupol, siamo vicini. Assediati, vi arriva la nostra acqua alpina. Ai piedi della sorgente della Drava, siamo vicini. Quello a cui ha pensato la natura, è negato dall'uomo, dalla sua rinuncia». Scopro poi, per conto mio, che ne esiste un secondo di fiume che arriva dall'Italia al Danubio. Cito "Wikipedia": "Lo "Slizza" ("Gailitz" in tedesco, "Slize" in friulano, "Ziljica" in sloveno) è un torrente che scorre in Italia e in Austria. Nasce presso Sella Nevea e dopo aver percorso la val Rio del Lago giunge a Tarvisio e si ingrossa in quanto riceve alcuni affluenti. Riceve quindi il Rio di Fusine presso la frazione di Coccau ed a Thörl entra in Austria, dove bagna Arnoldstein e poi sfocia nella Gail che, a sua volta, sfocia nella Drava, che confluisce nel Danubio". L'acqua - in barba allo spartiacque che definisce i confini - delle frontiere non tiene conto.