Vicino a casa mia c'è un night. Dalle code di auto in divieto di sosta sulla strada nelle notti del finesettimana il locale dev'essere assai allettante per i frequentatori. Si tratta però di una sorta di sopravvivenza per soli uomini in un'epoca in cui certi locali sono ormai chiusi da tempo in seguito all'evoluzione dei tempi. La stessa fine l'hanno fatta le discoteche rimaste ormai una rarità e non me ne spiego la ragione. Eppure un tempo erano locali cult e per la mia generazione era passaggio indispensabile di socialità e di educazione sentimentale. I gusti e i riti collettivi cambiano e bisogna rassegnarsi. Ci pensavo leggendo, ma anche constatandolo di persona, della crisi in corso delle sale cinematografiche. Ero convinto che nel post pandemia sarebbero ripartite ed invece non è così.
Leggo sul "Corriere della Sera" cosa scrivono due addetti ai lavori Paolo Del Brocco e Giampaolo Letta, rispettivamente amministratore delegato "Rai Cinema" ed amministratore delegato "Medusa Film":«I numeri sono impietosi: l'Italia è l'unico fra i grandi Paesi europei ad evidenziare un segno negativo (-7 per cento) degli incassi 2021 rispetto al 2020 (Francia +47,5 per cento, Gran Bretagna +75 per cento, Germania +20 per cento, Spagna +45 per cento) ed il confronto del periodo di "piena apertura" (da aprile 2021) con l'analogo periodo del triennio 2017-2019 segna un calo tra il 50 e il 60 per cento. In termini assoluti, la perdita di fatturato complessivo (box office + concessions) del 2021 rispetto al 2019 è stata di circa 700 milioni di euro e per il 2022 si stima un calo vicino al 60 per cento, corrispondente a 600 milioni di euro». Leggo dal loro articolo delle proposte per arginare il fenomeno e tutto ruoterebbe attorno all'obbligo di far passare i film nelle sale prima che approdino nelle piattaforme televisive, che ormai pullulano e consentono a casa, on demand, di scegliere fra una marea di pellicole ("pellicola" ormai scomparsa e sostituita dal digitale!) a disposizione con un tocco sugli schermi di casa sempre più grandi. Sono un fan del cinema in sala. La sala buia ti avvolge, il grande schermo e la buona acustica ti restituiscono a pieno i film e ti concentri nella visione senza le distrazioni domestiche. Eppure la moria dei cinema chiusi inesorabilmente e l'attuale tradimento della clientela sono evidenti e temo in gran parte irreversibili e così scrivono gli esperti appena citati: «Non preoccuparsi delle performance di un film in sala significa sancire una disconnessione tra la produzione e il pubblico che dovrebbe fruire dei film. La filiera verrebbe danneggiata irreversibilmente e nel lungo periodo anche la produzione ne risentirebbe. Anche per questi motivi sarebbe auspicabile nel medio periodo un'ulteriore responsabilizzazione da parte delle piattaforme, il cui ruolo è oramai indispensabile per il comparto italiano, prevedendo un maggior impegno verso l'acquisto dei film che hanno avuto un'effettiva uscita in sala, supportando così ulteriormente la produzione e valorizzando allo stesso tempo la finestra cinematografica». Chissà che non vengano ascoltati e si rafforzino le misure normative per salvare i cinema. Ho davvero ricordi bellissimi del senso di libertà di "andare al cinema" con gli amici da ragazzini, compresi i goffi approcci con le ragazze invitate a vedere un film. Ricordo con struggente nostalgia le proiezioni nei cinema all'aperto, ad esempio nelle mie estati ad Imperia, come elemento di costume di un momento socializzante, ben diverso dal cinema vissuto seduti sul divano di casa. Eppure l'inversione di tendenza non pare all'orizzonte e chi gestisce le sale profetizza ulteriori chiusure.