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05 mar 2022

L'illusione sugli anni Duemila

di Luciano Caveri

Io me lo ricordo il passaggio alla Mezzanotte fra il 1999 ed il 2000: il privilegio di viaggiare non solo da un secolo all'altro (per poter dire «un secolo fa!»), ma addirittura dì vivere il transito da un millennio all'altro in un battibaleno. Ricordo che anche allora c'era una minoranza di stupidi, i cosiddetti "millenaristi", convinti del «mille e non più mille» e cioè da che temevano l'imminente fine del mondo come gufi appollaiati su dì un albero. I timori sarebbero stati basati su un brano dell'Apocalisse 20,1-3 e anche su affermazioni attribuite a Gesù Cristo nei vangeli apocrifi. I più "tenaci" sostenevano che era vero che non era finito il mondo all'arrivo del 1000, ma non ce la saremmo cavata all'arrivo del 2000. Al passaggio, cioè, di un altro millennio... Perché «mille e non più mille» poteva valere a ogni passaggio di millennio.

Gli storici ci spiegarono che si trattava di una balla colossale, nata assai probabilmente per un documento di fine Seicento, che ha alimentato una leggenda nel solco del travisamento storico che dipinge il Medioevo come oscuro, mentre aveva le sue luci. Sul tema Alessandro Barbero, specialista di quel tempo e combattente contro i pregiudizi su quell'epoca, osserva: «Come sono complesse le vie con cui si creano i miti e con cui poi rimangono radicate. Magari si creano in modo del tutto innocente, uno che ha aggiunto una righina in una cronaca, e magari rimangono lì silenziosi per secoli, poi viene il momento in cui una certa cosa torna utile per le battaglie di quel momento, e allora la si tira fuori e il senso critico sparisce». Esisteva però all'epoca del nostro passaggio epocale un opposto estremismo: l'idea che la fine del Novecento sarebbe stata una cesura, che ci avrebbe proiettati in un mondo diverso e certamente migliore. Una visione utopistica e speranzosa che in molti abbiamo condiviso per archiviare quello che venne definito «secolo breve» dallo storico Eric Hobsbawm per definire il periodo che andava dalla Prima guerra mondiale (1914) al crollo dell'Unione Sovietica (1991) caratterizzato da tre fasi storiche molto violente e rapide. Ebbene, ora che siamo entrati negli anni Venti possiamo confermare che l'idea di cambiamenti repentini fu, per chi ci credeva, un'illusione. Dopo la pandemia con un virus che ci ha messo in ginocchio e la cui sconfitta pare non definitiva, torna in campo la guerra in Europa con l'aggravante di quella minaccia nucleare da Mosca che già aveva ammorbato il secondo dopoguerra. In più guardo le mie montagne spoglie senza inverno e constato il cambiamento climatico e i suoi pericoli. Un misto che mostra il volto tutt'altro che rassicurante di questi anni che dovevano consentire a noi e chi verrà quanto di meglio potessimo desiderare. Scherzando, ma non troppo, dicevo l'altro giorno che mancano le cavallette e gli extraterrestri e poi facciamo bingo. Per fortuna che sono un inguaribile ottimista! Ci prendeva Albert Einstein in modo fulminante: «E' meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione».