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26 feb 2022

Difendere il nostro idroelettrico

di Luciano Caveri

La questione dell'idroelettrico è da sempre gioia e dolore per la Valle d'Aosta. Lo è stato dai Decreti luogotenenziali allo Statuto d'Autonomia, poi dalla nazionalizzazione del settore elettrico alle sentenze penalizzanti per la Valle della Corte Costituzionale, dalla liberalizzazione del settore per mano europea alla nascita della "CVA" e all'affermarsi di centraline sul territorio. Ora si parla di questo per varie norme di legge in transito in Parlamento o all'attenzione della Commissione Paritetica Stato-Valle d'Aosta, alcune necessarie per regolare il futuro del settore, altre vessatorie sul piano fiscale ed altre che dovrebbero rendere più libera l'azione imprenditoriale della nostra azienda elettrica.

Interessante è - tratto da rivista specializzata - quanto sta avvenendo in Francia: "Niente liberalizzazione delle concessioni idroelettriche per "Compagnie Nationale du Rhône - Cnr", la società controllata da "Engie" (49,97 per cento), "Caisse des dépôts" (33,2 per cento) ed alcuni Enti locali (16,83 per cento) che manterrà fino al 2041 l'esclusiva su una superficie di 30.000 ettari su 550 chilometri del fiume Rodano. Il Senato francese ha infatti dato il via libera definitivo alla legge di rinnovo della concessione, che sarebbe altrimenti scaduta alla fine dell'anno prossimo, e «messo "Cnr" al riparo dal contenzioso europeo almeno per qualche altro anno», ha sottolineato il senatore Loïc Hervé con riferimento alla procedura d'infrazione avviata da Bruxelles nel 2018 per la mancata liberalizzazione del settore idroelettrico francese (QE 8/2/18).  Mentre l'Italia ha risposto alla medesima messa in mora comunitaria con la regionalizzazione delle concessioni, Parigi ha invece optato per il mantenimento dello status quo, seppure con alcune modifiche che rafforzano la missione di servizio pubblico di "Cnr" e ne allargano il campo di azione ad altri settori della transizione energetica, in primis idrogeno e fotovoltaico innovativo.  «Senza un intervento la concessione sarebbe stata assoggettata al regime transitorio, che interessa già 39 concessioni idroelettriche su 400» ha aggiunto Hervé, mentre la senatrice Florence Blatrix Contat ha sottolineato che «adesso si tratta di lavorare affinché accada lo stesso per le altre concessioni idroelettriche e per "Edf", il principale operatore pubblico del settore».  Una nota di "Cnr" precisa che con un investimento di 165 milioni di euro nei prossimi cinque anni sarà aumentata la potenza della centrale idro di Montélimar, realizzati sei nuovi impianti mini-idro e studiata una nuova installazione nella zona di Saint-Romain-de Jalionas.  Creata nel 1933, "Cnr" è responsabile della gestione del Rodano, sia per quanto riguarda la produzione idroelettrica che la navigazione fluviale e l'irrigazione agricola. Con circa 1.400 dipendenti, la società dispone al momento di 49 centrali idroelettriche, 57 parchi eolici e 46 impianti solari per un totale di 4.000 MW, che nel 2020 hanno prodotto 15,4 TWh".  Insomma: resta chiaro come la proroga si leghi ad importanti investimenti, che ricordo sono coerenti con l'impegno europeo in favore delle rinnovabili ed è la ragione per la quale - anche a tutela di un settore strategico come l'energia - anche in Valle dobbiamo tutelare una ricchezza importante. Il Ministro delle transizione ecologica Roberto Cingolani in risposta all'on. Riccardo Zucconi ha detto: «Avete visto che nelle ultime 24 ore la Francia ha deciso di portare al 2041 automaticamente tutte le sue concessioni per proteggere il suo mercato (…bisogna darsi una regolata). Noi da un lato abbiamo una spinta alla regionalizzazione, dall'altra però ricordiamoci che siccome questa cosa avviene in un momento in cui alcuni provider hanno le concessioni che scadono al 2029, altri nel 2024… quindi… io mi sono fatto una idea che ancora non è strutturata, la condivido volentieri, ma non prendetela come una cosa fatta ed è una delle idee su cui ragionare. Probabilmente se allineassimo tutte le concessioni al 2029 (allineati tutti ad una data... quella che sia) e poi, da lì in poi, si va in regime di mercato (non parlando di vent'anni, ma di cinque, sei anni) potrebbe avere senso per regolare meglio tutto quanto. Tenete conto di un altro aspetto (a parte la competenza e la connessione con le regioni che si può fare con un accordo), recentemente abbiamo visto che quando gli italiani sono andati a fare shopping in Europa è stato posto il "golden power", quindi gli altri Paesi hanno difeso le loro concessioni e non le hanno date. Se questo è il libero mercato non deve essere solo unilaterale, anche noi ci dobbiamo difendere. L'acqua e l'energia idroelettrica sono cose preziose. Non abbiamo una ricetta strutturata, però in questo momento si sta lavorando anche con l'Europa sulla questione concessioni. Mi pare evidente, come italiano, che dobbiamo, al pari degli altri paesi europei, difendere le nostre risorse, quindi attenzione a non fare una operazione che permetta agli altri a fare shopping da noi e noi a casa loro non possiamo comprare nulla. E' un discorso un po' semplificato, ma sul quale dovremo fare delle riflessioni molto serie nei prossimi mesi». Il 2029 per noi non cambierebbe nulla, essendo già questa la data di scadenza della concessione di gran parte degli impianti di "CVA", ma il fatto che finalmente si ragioni sul tema è interessante. Sapendo che con la vicenda Ucraina mai come oggi con il ricatto del gas russo è bene sviluppare rapidamente le rinnovabili e specie l'idroelettrico, modernizzando gli impianti esistenti ed allungando le concessioni in cambio dei lavori necessari. Altrimenti saremmo fessi a cedere a gara un asset strategico per l'Italia.