Esaminare l'aumento dei prezzi dell'energia fa impressione, che siano le bollette elettriche, quelle del riscaldamento e pure i pieni di carburante. I picchi raggiunti a fine anno si riverbereranno ancora per un certo tempo sui conti di famiglie e imprese. Spetta al Governo nazionale fare il necessario, perché mai una Regione come la nostra potrebbe affrontare forme di aiuto consistenti per i propri cittadini, perché sarebbero nel complesso da capogiro. Quel che "CVA" - società pubblica - ha potuto fare sull'elettrico è uno sconto sulla tariffa mercato libero del 40 per cento per le famiglie e del 10 per cento per le imprese. Andare oltre comporterebbe di entrare in quelle tariffe definite "predatorie" che non sarebbero consentite e pesantemente sanzionate. Stupisce che nel mirino del Governo Draghi siano finite, come spiegherò, le aziende idroelettriche, accusate di aver guadagnato moltissimo dalla crisi.
Peccato che il meccanismo di penalizzazione statale sia sbagliato e che in più si aggiunga - come avvenuto su "La Stampa" di ieri - un'informazione che tende a mettere nel mirino società come la valdostana "CVA" con calcoli e dati sbagliati che gonfiano i loro profitti con una vera e propria gogna. Mentre - guarda caso - aziende del gas, come la pubblica "ENI", dormono fra due guanciali e si arricchiscono nel silenzio tombale. Provo a spiegare, anche con qualche tecnicismo che mi è stato spiegato, come mai l'articolo contenuto nel decreto in conversione sia sbagliato. I prezzi dell'energia elettrica vengono definiti all'interno del cosiddetto "mercato spot" giornaliero ora per ora con il metodo del "marginal price" che è, in questo momento storico, fortemente influenzato dal prezzo del gas, in quanto gli impianti termoelettrici a gas hanno il peso maggiore nel mix energetico in Italia. Questi prezzi sono caratterizzati da un'elevata volatilità, giunta ai massimi livelli in questi ultimi mesi, soprattutto, come dicevo, per l'impennata non controllabile del prezzo del gas a causa di tensioni geopolitiche come Russia-Ucraina e di una politica energetica nazionale poco accorta ed a tratti disastrosa. I produttori di energia da fonti rinnovabili più strutturati, avendo un modello di business caratterizzato da una struttura dei costi "piatta", costituita da spese di manutenzione, ammortamenti e canoni di derivazione, hanno la necessità di "proteggersi" dalla variabilità dei ricavi relativi ai mercati spot appena descritto, per evitare in anni particolari (come ad esempio il 2020) di andare addirittura sotto costo. Di conseguenza vengono definite delle "strategie di copertura - hedging", andando a vendere, con contratti a termine, l'energia sui mercati finanziari dell'energia elettrica ("EEX") in anticipo anche di due anni rispetto alla sua consegna fisica sui mercati spot. Per capirci: l'energia del 2022 (oggetto del cosiddetto "Decreto sostegni ter") è già stata quasi totalmente venduta su tali mercati, con i prezzi che si erano determinati nei due anni precedenti e quindi a valori significativamente inferiori a quelli che si prevedono nei mercati spot dei prossimi mesi. Il "Decreto sostegni ter" di cui parlavo prevede, in maniera totalmente distorsiva, oltre che con evidenti profili di illegittimità costituzionale, di effettuare un conguaglio (solo a carico dei produttori di energia rinnovabile) tra i prezzi che si determineranno nel mercato spot dal 1° febbraio al 31 dicembre 2022 e la media dei prezzi che si sono determinati negli ultimi undici anni (dal 2010 al 2020) senza considerare che la maggior parte dei produttori hanno già venduto l'energia a valori significativamente inferiori a quelli attesi per il 2022. Questo rozzo meccanismo di conguaglio, se dovesse essere malauguratamente applicato, provocherebbe danni economici molto elevati a società come "CVA" in quanto dovrebbero essere restituiti importi notevolmente superiori a quelli incassati (oltretutto denaro che andrebbe direttamente al Governo centrale e sarebbe escluso dal riparto fiscale delle Regioni a Statuto Speciale come la nostra). Chiaro il paradosso? Sarebbe o sarebbe stato più corretto - e su questo si può discutere - trattenere possibili extraprofitti con le tassazioni ordinarie ("IRES" e "IVA"). Ma si è scelta una strada punitiva e giuridicamente sballata. Ce la faranno il Governo e il Parlamento a capire la topica?