Spero prima o poi di incontrare Mattia Feltri, che leggo quotidianamente su "La Stampa" nella sua rubrica in fondo alla prima pagina. Mi piace perché è diretto e la sua ironia è da aplomb anglosassone e ricorda certi fendenti alla Montanelli, Biagi o Bocca, penne straordinarie per la mia generazione. Il pezzo di sabato va tenuto in tasca per ricordare i danni fatti da Beppe Grillo e i suoi "grillini", quelli ancora nel "MoVimento" e quelli finiti altrove a fare disastri. Ecco Feltri: «Beppe Grillo, che prometteva una rivoluzione stellare, la cancellazione dei partiti e delle leadership ovvero degli sfruttatori maledetti, realizzata attraverso la rete, strumento post-rousseauiano della democrazia diretta, con la conseguente abolizione dei parlamenti, i probi cittadini come costanti legislatori e detentori del potere per il bene del popolo, e tramite loro sarebbero state cancellate le abnormi ricchezze, sconfitta la povertà, sbaragliata la disonestà, il mondo trasformato in un villaggio verde coi mulini a vento, una detonazione d’amore senza gas e petrolio, tutti a curarsi con erbe di campo coltivate da ex vampiri di Big Pharma, e aveva affidato questa rivoluzione, che in confronto Robespierre sembrava un impiegato dell’anagrafe, a un gruppo di senzatetto vagamente alfabetizzati, pressoché estratti a sorte e capaci - si è scoperto ieri - di scrivere una legge sul superbonus con un tale ingegno che i suddetti probi cittadini si sono rubati quattro miliardi di euro, di cui due e mezzo ormai irrecuperabili - due miliardi e mezzo di euro! Che non basterebbero le tangenti di ottanta Psi per assommarli - ed è finito nottetempo con lapis, visiera e mezze maniche a cercare il comma da opporre a un tribunale di Napoli per tenere in piedi questa combriccola di titani, e soprattutto per salvarsi le tasche, dopo avere devastato di scemenze un Paese che quanto a scemenze se la cavava benissimo senza il suo definitivo contributo, ecco, Beppe Grillo ieri ha detto senza pentimenti e senza imbarazzi di sentirsi il condom dei cinque stelle. In quanto fondatore, la testa giusta al posto giusto». Considero questo pezzo come una lastra si marmo sulla tomba del famigerato «uno vale uno».