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13 gen 2022

Per capire «Merde!»

di Luciano Caveri

Ci vuole un artista francese come Pierre Perret a premessa: «Merde: ce mot est une friandise. Seuls les crétins de haut vol ne l'utilisent jamais. Un mot qui se crie, qui se hurle, qui se susurre, se murmure, se savoure. C'est le mot qui console, dont on a besoin». Così spiega invece Cesare Martinetti su "Huffpost", prima di arrivare al recente uso che ne ha fatto, in funzione contraria ai "no-vax", il Presidente Emmanuel Macron: «"Dire questa parola e poi morire, cosa c'è di più grande?" Victor Hugo nei "Miserabili" attribuisce questo pensiero al generale Cambronne nel momento in cui lanciò il suo immortale "Merde!" sotto il fuoco britannico a Waterloo. Nessuno sa se Emmanuel Macron ci abbia pensato durante l'intervista di Capodanno. E' certo però che la campagna elettorale francese è finalmente decollata grazie a questa frase destinata a diventare storica: "…les non-vaccinés, j'ai très envie de les emmerder". Dàgli ai "no-vax"!».

«La parola deriva da "merde", ma come tradurre questo verbo? - si chiede Martinetti - E' un'espressione assolutamente comune, un po' andante ma non particolarmente volgare. In italiano si potrebbe dire "tormentare", "molestare" o più efficacemente "fare incazzare". Per i giornalisti di tutto il mondo è stato un rompicapo perché non si trattava di un fuori-onda rubato ma di una dichiarazione ex cathedra. Gli anglofoni si sono sbizzarriti: "hassle", "annoy", "antagonize", "harass"... Il "New York Times" ha deciso per "piss off" e "make life miserable". Più brutale il "Guardian" che ha attribuito a Macron la determinazione di gettare i non vaccinati "in the shit". Qualcun altro si è spinto a interpretare il desiderio del presidente: "I really want to fuck them". La "Bild", il popolarissimo tabloid tedesco, si è tenuta su "schikanieren" che vuol dire per l'appunto "molestare". I giornali francesi riferiscono che "Al Jazeera" ha fatto la scelta "codarda" dell'asterisco che equivale al "biiiip" che in tivù copre ipocritamente le parole impronunciabili. Come hanno fatto non pochi giornali italiani: "Rompere le p.... ai no-vax". E bravi quelli che hanno serenamente scritto "palle" perché quello era esattamente il tono presidenziale». Quando ci vuole ci vuole ed è inutile rifugiarsi nel bon ton. Lo facevano già i romani con il pecoreccio «Stercorem pro cerebro habeas» («Hai la merda al posto del cervello»). Trovo che sdoganare le parole anche più forti - dette non a caso "parolacce" - dia talvolta un senso alle cose. Meglio essere rudi che stupidi, come fanno goffamente gli esaltatori del "politicamente corretto", quando poi sono i primi a sguazzarci nella merda. E' probabile che Macron abbia ben pensato a cosa dire ed è il sospetto di Martinetti: «Il verbo "emmerder" contiene  la parola "merde" e "Le Monde" si chiedeva ieri se sia stata una sbandata verbale o un freddo calcolo politico, propendendo ovviamente per la seconda ipotesi. Il politologo di giornata sul "Figaro" notava che nella Quinta repubblica nemmeno De Gaulle, vibrante oratore ed implacabile ipnotizzatore del popolo, si era spinto a tanto con i francesi contrari all'indipendenza dell'Algeria. Solo Macron ha osato infrangere il muro della "merde"». E ancora più avanti: «Si cita la lettera di Flaubert ad un amico: "Après tout, merde!" Una parola che consola da tutte le miserie umane, scrive l'autore di "Madame Bovary" che finisce così: "Mi piace ripeterlo: merde, merde, merde!". Riemerge dagli archivi un vecchio film dove Jean Gabin dice alla moglie: "Tu m'emmerdes. Tu m'emmerdes gentiment, affectueusement, avec amour, mais tu-m'em-merdes".   Che sia letteratura o politica, in Francia, la "merde" spunta sempre da qualche parte. Una parola "popolare, onnipresente, storica". Se niente è intraducibile, nel passaggio da una lingua all'altra è facile perdere le sfumature. Bérengère Viennot, traduttrice e linguista, si dispiace con gli anglofoni che "non gusteranno mai lo charme dei nostri emmerdements. Niente è più francese di un presidente che vi...  emmerde". Ed il il talento di un popolo che vuole costantemente "emmerder" il resto del mondo». Ah! La grandeur! Aggiungo, a completamento, come il "merde" francese abbia invaso il mondo anche in termini positivi ed è come usato come benaugurale anche in italiano nel mondo artistico ed anche nelle professioni. L'origine è stupenda: «Le fait de dire "merde" pour se souhaiter bonne chance trouve son origine dans le monde du spectacle. Au XIXe siècle, les bourgeois se rendaient au théâtre ou à l'opéra en calèche, et les chevaux déféquaient inévitablement devant l'entrée. Plus le spectacle avait de succès, plus les calèches affluaient et plus les spectateurs marchaient dans le crottin et en emportaient sous leurs semelles jusque dans la salle de spectacle. Le succès d'une pièce pouvait donc se mesurer à la couche de déjections qui maculait la salle, et les gens du spectacle ont pris l'habitude de se souhaiter "merde" avant chaque représentation». Insomma l'uso plurimo del termine ne ha sancito il successo!