Gennaio è come uscire sul balcone e guardare distante, immaginando cosa seguirà nei successivi undici mesi. Ognuno ha il suo balcone oppure una finestra, perché guardiamo il mondo - dal piccolo al grande - dalla prospettiva che ci è propria, cioè soggettiva. Questo per dire che le vicende personali, familiari e della comunità di cui facciamo parte - già di per sé stesse assai imponderabili - si mischiano vicende più grandi: dal nazionale al continentale ed al globale che entrano come nulla fosse a casa nostra. La tentazione è sempre quella del fatalismo, appurato che al volante della nostra vita ci siamo noi, ma guidiamo in un dedalo di strade possibili che non dipendono solo da nostre scelte ed esistono circostanze e ostacoli che possono far mutare di direzione. Resta inteso che questo non significa star seduti ad aspettare o chiudersi a riccio, perché nessuna solitudine o chiusura risulta salutare e neppure logica. Per cui scrutiamo pure, prevediamo anche e pianifichiamo quanto necessario che non fa male, tenendo le antenne dritte e annusando l'aria. Ho letto tutti i libri di Tiziano Terzani e della sua filosofia di vita, di cui legittimamente ognuno prende quel che ritiene utile e penso che lui sarebbe stato d'accordo. A me piace molto quando ha detto: «La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. E' più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c'è più speranza. E' difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta».