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02 dic 2021

In volo

di Luciano Caveri

Non ci sono più abbastanza voli aerei fra il Nord Ovest e Roma. Lo dico perché ho ricominciato ad avere riunioni in presenza nella Capitale e per andarci e per rientrare bisogna fare delle capriole. Capisco che ormai i treni "Frecciarossa" ed "Italo" siano una valida alternativa per questi collegamenti e che ci si è abituati a riunioni in videoconferenza (non sempre fruttuose, perché lo scambio vis à vis è altra cosa), ma credo che ci sia dell'altro. La crisi "Alitalia" non è stata sostituita davvero dalle compagnie low cost buttatesi sul mercato con logiche rapaci e la nuova compagnia aerea "ITA" appare gracilina ed i miliardi di euro buttati in questi anni nella compagnia di bandiera lasciano davvero perplessi e chissà se la giustizia contabile prima o poi interverrà per scavare in un dossier pieno di ombre.

Resta il fatto che Torino, Malpensa e Linate hanno ormai pochi aerei su Roma, ma la desertificazione di questa linea si evidenzia su altre tratte, comprese quelle del tutto prive di collegamenti ferroviari degni di questo nome. In più bisognerebbe aggiungere come l'Italia abbia sempre sofferto del paradosso dell'aeroporto di Fiumicino spinto in una logica centralistica e clientelare, che ha spostato flussi nel Nord produttivo su grandi hub europei. Resto convinto che i grandi aeroporti, ovviamente colpiti dai blocchi negli spostamenti di lavoro e nei viaggi turistici, restino importanti, ma quando supereremo la situazione attuale ci saranno spazi anche per gli aeroporti più piccoli, come il nostro "Corrado Gex" di Saint-Christophe. Per questo ritengo importante la ripartenza nella costruzione dell'aerostazione per altro disegnata dalla grande Gae Aulenti è rimasta ferma per troppi anni con il cantiere diventato una foresta e con il saccheggio di quanto già edificato. Ho subito per anni dai soliti della Sinistra estrema, che agognano ad una Valle d'Aosta pauperistica, una vera e propria persecuzione per il rilancio dell'aeroporto, purtroppo rallentato da chi mi seguì, che non fu frutto di miei capricci ma di accordi quadro con lo Stato e con le Autorità aeronautiche e da master plan e leggi approvate dal Consiglio Valle e dunque non soggette a chissà quale arbitrio. Oggi i documenti regionali di programmazione escludono voli di linea (su cui si potrà riflettere a mercato tornato alla normalità), ma ribadisco l'esistenza di un vasto mercato di charter e di voli privati che possono valorizzare il nostro scalo. Così come emerge la possibilità di avere aeroambulanze, che possano profittare della facilità nell'uso dell'aeroporto e dell'ottima posizione anche per il medio raggio della nostra Valle per spostamenti rapidi. Altre possibilità esistono e bisogna sfruttarle con giudizio e attenzione, dando all'aeroporto - struttura essenziale per la Protezione civile ed il soccorso in montagna - il giusto spazio, uscendo da polemiche che alla fine risultano davvero inutili. Sottolineo questa storia della stretegicità dell'aeroporto in caso di gravi emergenze. Quando ci fu l'alluvione del 2000 risultammo isolati per strade, trafori e ferrovia: il solo legame con l'esterno fu, per elicotteri e aerei, il "Corrado Gex" ed è bene ricordarlo. Sul ruolo essenziale in quella circostanza ricordo bene - ero deputato - le parole dell'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che mi disse quanto ci dovessimo tener stretto e attrezzare ancora meglio il nostro aeroporto.