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10 nov 2021

Quel diavolaccio di 007

di Luciano Caveri

«Il mio nome è Bond, James Bond». Avete presente questa frase diventata proverbiale e biglietto da visita del celebre personaggio letterario e cinematografico? Credo che, tranne rarissimi casi, non ci sia persona che non conosca le sue avventure, che hanno attraversato il tempo e pure le mode. Ogni tanto si è gridato al suo declino, ma poi il personaggio ha confermato il successo al botteghino. Chi volesse vedere in santa pace l'ultimo film di "007" smetta subito di leggere, perché tra poche righe sarò costretto a spoilerare la fine di questa ennesima puntata della saga della famosa spia inglese. E per chi non avesse notizie posso dire che capita l'inverosimile.

Ricapitoliamo: James Bond è il più famoso agente segreto della letteratura e del cinema e le sue avventure, specie cinematografiche, hanno colpito numerose generazioni. Il suo nome in codice è "007", e il "doppio zero" gli conferisce - scopro l'arcano - licenza di uccidere. Oltre a essere privo di incertezze, coraggioso ed estremamente abile, dotato di un ferreo controllo anche di fronte ai peggiori criminali, ha grande fascino e gusti raffinati in fatto dì donne (lo dico con candore, non volendo apparire maschilista). L'eroe, specie della mia infanzia nei cinema, è passato come noto romanzi al cinema e la sua nascita la si deve allo scrittore inglese Ian Lancaster Fleming che a partire dal 1953 gli dedicò, oltre a vari racconti, tredici romanzi di successo per i quali trasse ispirazione dalla sua stessa esperienza nei servizi segreti. Poi dal 1962 ad oggi ci sono stati venticinque film con otto attori (per me il migliore resta lo scozzese indipendentista Sean Connery) e credo di averli visti tutti! Nell'ultima pellicola in sala "No Time to Die" spunta una "007" donna e di colore, che almeno in questa storia sostituisce nominalmente lo "007"... in pensione. Ma poi il James Bond "vero" viene ingaggiato per la sua indubbia abilità ed in un crescendo di emozioni alla fine lo 007 originale muore nelle ultime scene del film. Questa sua scomparsa, per quanto in un'aurea eroica, lascia attoniti, perché James Bond - caspiterina! - non può morire mai e, per carità, non cadiamo nel ridicolo dì "femminilizzarlo". Nessuno nega che ci siano stati agenti segreti al femminile, tipo la famosa Mata Hari, ma sia chiaro che Fleming non va tradito nel nome dì un grottesco politicamente corretto! Ha scritto sulla sostanziale immortalità dì James Bond il grande Guido Piovene: «I film di James Bond, al miscuglio abituale di violenza, sesso, tecnologia, aggiungono qualcosa di più, che segnava il momento: un estetismo delle immagini, una punta di dandysmo, una preziosità dell'orrido, in cui motivi tipici fine Ottocento sembravano filtrare tra le macchine avveniristiche e fantascientifiche». Ora me l'ha pure ucciso un attacco missilistico. Come rinascerà dalle sue ceneri?