Nelle deleghe del mio mandato politico-amministrativo ho un mondo complesso da affrontare, quello dell'Istruzione. Non solo perché la materia, a differenza di altre, è per me non del tutto nota, ma perché si tratta di un mondo in cui bisogna muoversi con molta circospezione per via di equilibri antichi e di grandi suscettibilità. In più nella piccola Valle d'Aosta esiste un ordinamento formatosi nel tempo in cui si sommano obblighi nazionali, particolarismi locali e l'irrompere da anni dell'autonomia scolastica. Ogni tanto bisogna avere una sorta di cartina per capire bene chi deve fare che cosa per legge, per regolamento, per prassi o per semplice abitudine e si aggiunge un'incidenza sindacale di notevole peso. Insomma: bisogna camminare in punta di piedi e non accontentarsi dell'apparenza che porterebbe per prudenza a lasciare lo status quo.
Segnalo fra le novità significative per il valore simbolico la scomparsa del voto con il ritorno del giudizio in quelle che io, per abitudine generazionale, chiamo ancora le "elementari", quando invece sono le "primarie". L'ultimo intervento è stata l'ordinanza del 4 dicembre 2020 in cui vengono stabiliti i quattro livelli di apprendimento dei giudizi descrittivi. Ogni ministro ci tiene ad occuparsi della materia per lasciare, come farebbe un pittore, un segno. Leggo su di un sito dedicato alla scuola il perché di "Superare il voto". Attenti al linguaggio specialistico, se non iniziatico: «La normativa ha individuato, per la scuola primaria, un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale nella valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati degli apprendimenti. D'altro canto, risulta opportuno sostituire il voto con una descrizione autenticamente analitica, affidabile e valida del livello raggiunto in ciascuna delle dimensioni che caratterizzano gli apprendimenti. Appare dunque necessario evidenziare come la valutazione sia lo strumento essenziale per attribuire valore alla progressiva costruzione di conoscenze realizzata dagli alunni, per sollecitare il dispiego delle potenzialità di ciascuno partendo dagli effettivi livelli di apprendimento raggiunti, per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento a garanzia del successo formativo e scolastico. L'ottica è quella della valutazione per l'apprendimento, che ha carattere formativo poiché le informazioni rilevate sono utilizzate anche per adattare l'insegnamento ai bisogni educativi concreti degli alunni e ai loro stili di apprendimento, modificando le attività in funzione di ciò che è stato osservato e a partire da ciò che può essere valorizzato». Da semplice giornalista e da politico con qualche esperienza sono affascinato da questa prosa, che dovrebbe farmi comprendere la rozzezza dello strumento del voto, che io invece ho subito dalla prima elementare all'Università. E mi conferma scientificamente come la gestione della pandemia con i quattro colori attuali (bianco, giallo, arancione, rosso) sia espressione rozza, che andrebbe sostituita con giudizi. Per altro l'autore di un articolo su "Orizzonte scuola" segnala con chiarezza: «La cultura della valutazione scolastica ha subìto negli anni diverse modificazioni, legata soprattutto ai vari cambiamenti dei titolari del dicastero dell'istruzione. Insomma, cambiano ministri dell'Istruzione e ognuno apporta innovazioni e modifiche, togliendo, modificando, aggiungendo elementi significativi e aspetti peculiari nei programmi, nei criteri e negli indirizzi della scuola italiana». Per chi non lo sapesse, e io non lo sapevo, il tema della valutazione scolastica risale al Regio Decreto 4 maggio 1925, numero 653, integrato e modificato dal Regio Decreto 21 novembre 1929, numero 2049, secondo cui, in sede di riunione per lo scrutinio finale presieduta dal preside "ciascun docente esprimeva per ogni alunno un giudizio sul rendimento scolastico e disciplinare, giudizio che il preside traduceva in voto". In realtà poi il voto rimase e tornò protagonista e per i genitori e pure per noi studenti era l'intelligibile evidenza di come si era andati in un compito, in un'interrogazione ed infine nella pagella e potevi comparare bene il tuo risultato con quello degli altri. Oggi, per via della privacy, tutto è più difficile è l'impressione è che si metta la sordina ai più meritevoli per non turbare quelli che un mio maestro delle elementari, che oggi sarebbe probabilmente denunciato e condannato, mostrava come cattivo esempio per i brutti voti con l'assenso dei genitori ben lieti di avere chi stimolasse il pargolo senza fare ricorso al "Tar". Dice "Orizzonte scuola": «Alla fine degli anni Settanta, con la legge 517/1977, si accentuò la differenza tra ordini di scuole: mentre le superiori mantennero il voto in decimi, alle elementari e alle medie furono introdotti i giudizi (ottimo, distinto, buono, sufficiente…) e veniva cancellata, dopo cinquant'anni di vita, la vecchia pagella con i voti. A far tornare il voto in decimi nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado fu l'allora ministro all'Istruzione Maria Stella Gelmini nel 2008». Ora si innova! Ed ecco le quattro categorie che saranno il faro: Avanzato: l'alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità. Intermedio: l'alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo. Base: l'alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità. In via di prima acquisizione: l'alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente". Pagine e pagine spiegano il metodo, motivato con apposite videoconferenze e preciso che immagino solo in primissima applicazione - come avvenne in passato - qualche insegnante spiegherà ai genitori come trasporre in voto l'articoletto giudizio. Esprimo garbatamente qualche perplessità e milito per il vecchio voto, ma capisco di essere forse fermo alla lettura tragica del libro "Cuore" non comprendendo a pieno la forza dell'innovazione che combatte la perfida meritocrazia e mi scuso per questo...