Caro Sant'Orso, so bene come questa edizione della "Foire" ti addolori per via della mancanza fisica di espositori e folla. D'altra parte la pandemia è la pandemia e neppure tu, Santo guaritore, saresti in grado di far sparire il virus con uno dei tuoi miracoli. Così questa edizione è diventata digitale, approfittando del Web, per mantenere un filo sottile di presenza. Immagino il tuo stupore su che cosa sia questo Web. Diciamo che è la versione aggiornata ai tempi nostri dei sistemi ingegnosi che un tempo collegavano i castelli della Valle per trasmettere notizie ed allerta e sono una versione attuale dei capitelli che raccontano storie nel chiostro della chiesa a te dedicata ad Aosta. Per il resto, caro Orso, sappi quanto ci manchi la tua "Foire".
Mancano quelle passeggiate mattutine, quando gli artigiani sono ancora lì che montano all'alba i loro banchetti. Manca l'inaugurazione ufficiale alla Porta Prætoria con la passeggiata dietro alla banda di Aosta festosa. Mancano il bicchiere di vino ed il pezzo di salame con qualche amico che espone. Manca di questi tempi quel pigia pigia che nei momenti di affollamento fa di ognuno una sardina al centro della città. Manca lo stupore di fronte all'arte ed all'ingegno di chi ricava da un pezzo di legno figure straordinarie. Manca il clima frizzante delle cantine di via Sant'Anselmo, dove la Fiera è nata per poi disperdersi nelle altre vie. Manca l'acquisto di un pezzo portafortuna da portarsi a casa con il ciondolo che ricorda ciascuna edizione. Mancano gli odori e sapori del padiglione enogastronomico. Mancano a me le molte dirette televisive realizzate da cronista cui piaceva raccontare tradizioni e novità. Manca quel contatto umano, le strette di mano e gli abbracci, con chi si incontra "in fiera" e le nuove amicizie che nascono seduti a un tavolo ad intonare vecchie canzoni o a raccontarsi storie da Fiera. Non bisogna, caro Orso, arrendersi alle circostanze e per questo ti chiediamo di intercedere con l'Altissimo affinché questo incubo finisca. Ti chiediamo anche di essere nelle tue preghiere per ricordare le persone care vittime della malattia, la gran parte delle quali avevano vissuto vedendo tante edizioni della tua Fiera, che non ci potranno più raccontare. E prega anche per noi, per le nostre difficoltà e per le nostre paure. Proteggi il tuo popolo, che ogni anno ti celebra, non solo per un momento di festa, ma sapendo come il tuo leggendario racconti di come, ai tuoi tempi, proteggesti gli aostani dalle calamità naturali. Sai cosa scrive di te l'annuario dei Santi? "Sant'Orso è considerato protettore contro la siccità, le malattie del bestiame, le intemperie, le alluvioni, i soprusi dei potenti, i parti difficili, i reumatismi e il mal di schiena, per queste due malattie, i fedeli che ne erano afflitti o volevano essere preservati, si recavano nella cripta della Collegiata e camminando carponi attraversavano il "musset", un breve cunicolo aperto nel basamento dell'altare, dove una volta vi erano deposte le reliquie di Sant'Orso e passavano da un lato all'altro". Io stesso sono passato nel cunicolo per ripetere un gesto antico che qualche mio avo fece nel medesimo modo! Vorrei aggiungere quanto mi piaccia quell'accenno al tuo combattere «il sopruso dei potenti» e devo dirti che qualche sopruso come valdostani lo abbiamo avuto da Roma e non c'entra la tua Chiesa, ma le scelte sbagliate per la nostra terra alpina. So che dobbiamo proteggerci anzitutto da soli, ma contiamo di certo su di un tuo aiutino da Lassù. Un affettuoso saluto ed un appuntamento dal vivo alla prossima edizione della tua "Foire"!