Prendete in mano la Costituzione italiana e, dopo l'inizio dedicato ai principi fondamentali, troverete elencati i diritti e i doveri dei cittadini. Si potrebbe dire, in sintesi, che con la parola "diritto" si dovrebbe indicare la libertà di cui gode ogni cittadino, mentre con il termine "dovere" si va ad indicare una precisa azione imposta, un obbligo al quale non è possibile venire meno. Scriveva Giuseppe Mazzini: «La libertà non esiste senza uguaglianza, ma non esistono né uguaglianza né libertà senza una profonda coscienza dei doveri cui tutti siamo chiamati». Nel riprendere certi concetti ha scritto, anni fa, Edoardo Crisafulli: «La cittadinanza è una conquista quotidiana che richiede un dare e un avere; è una adesione consapevole a una comunità intessuta di affetti, e non solo di interessi; è una compartecipazione emotiva e simbolica, il cui collante primario è la solidarietà dei doveri». Impegnativo, vero?
Certo è così, eppure indispensabile per andare avanti. Chiunque abbia fatto politica - ed io fra questi - ha sempre ritenuto essenziale incontrare le persone, singole o organizzate, per ascoltare problemi e proposte. Ho su questo ormai un'esperienza pluriennale e una casistica piuttosto vasta. Sono sempre rimasto colpito quando mi sono reso conto dei molti interlocutori incontrati che definirei "monodirezionali" e cioè del tutto assorbiti dalle rivendicazioni dei propri diritti e del tutto omissivi sui propri doveri. E invece vale il simbolo antico e mitologico della bilancia, ancora oggi fra le caratteristiche della iconografia della Giustizia, che può ben rappresentare questo giusto e necessario equilibrio fra diritti e doveri. Ha scritto Luciano Violante: «Nella Repubblica i doveri sono importanti quanto i diritti. Ma una lettura esclusivamente individualistica dello statuto del cittadino ha trascurato i doveri e ha premuto l'acceleratore sui diritti al limite della trasformazione in diritto del puro desiderio. Qualche autorità pubblica coraggiosa deve cominciare a parlare ai cittadini il linguaggio dei doveri, che è il linguaggio della verità. Appare profetica una riflessione che Aldo Moro fece all'Assemblea dei parlamentari DC poche settimane prima del rapimento e dell'uccisione: "Questo Paese non si salverà. La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non sorgerà un nuovo senso del dovere". Dal rispetto dei doveri discende il principio di responsabilità dei cittadini che non possono delegare ogni soluzione ai poteri pubblici. Un Paese funziona non solo quando la politica adempie ai propri compiti, ma anche quando i cittadini adempiono alle proprie responsabilità, fissate dalla Costituzione nei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Senza un equilibrio tra diritti e doveri la Repubblica rischia di perdere la funzione fondamentale di garanzia dell'unità della nazione». Questo vale esattamente anche per la piccola Valle d'Aosta e il senso di unità che deve passare attraverso la costante e puntuale rivendicazione dei nostri diritti di comunità, derivanti anche dallo Statuto d'Autonomia, cui corrispondono però i doveri. In primis - non appaia un paradosso - proprio il dovere di essere degni dei nostri diritti, esercitandoli fino in fondo!