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11 gen 2021

La difficoltà di far ridere

di Luciano Caveri

Una premessa è d'obbligo: mi piace scherzare. Credo di averlo ereditato da mio padre. A dire il vero lui accompagnava le sue battute persino con la costruzione di burle ed era un indefesso barzellettiere. Io preferisco giocare con le parole e le situazioni e dunque anche con le persone in un esercizio che potrebbe essere in certe occasioni definito come "conversazione brillante" (quando ci riesco...). Non so se sia da considerarsi un tratto caratteriale, culturale o genetico. Cerco sempre di non debordare e talvolta può capitare di farlo e poi me ne pento, specie quando - e può capitare - la spiritosaggine non riesce bene o cola a picco diventando gaffe. Per questo adoro chi con la comicità ci lavora e fra questi mi è sempre piaciuto, anche per l'unicità del suo genere, la goffaggine e la mimica straordinaria di Rowan Atkinson nella sua veste del ben noto Mister Bean.

Ora leggo sul "Corriere della Sera" che l'attore, che ho visto anche in alcuni film in cui ricopriva altri ruoli con altrettanta capacità, ha deciso di andarsene in pensione e con lui esce di scena il suo alter ego, il già citato Mister Bean. Riferisce così la sua posizione il "Corriere": "«Il problema - ha spiegato - è che su Internet abbiamo un algoritmo che decide ciò che vogliamo guardare e che alla fine crea una visione semplicistica e bidimensionale della società». E' importante, invece, essere esposti a opinioni contrastanti: i social lo riempiono «di paura per il futuro» per via del linciaggio riservato a chi ha idee diverse. «Sembra che si possa essere solo con o contro. Se sei contro allora meriti di essere "cancellato", zittito. E' come la folla nel Medioevo in giro per le strade alla ricerca di qualcuno da bruciare al rogo. Per chi è vittima di questi gruppi l'esperienza è terrificante». Atkinson, che è più volte sceso in campo a favore della libertà di parola, ha sottolineato di essere «contrario all'idea di non poter esprimere giudizi che potrebbero offendere qualcuno». «Non vedo perché non dovrei avere il diritto di dire qualcosa solo perché qualcun altro è contrario. Mi sembra un concetto fondamentale per la nostra libertà»". Sottoscrivo in pieno. Viviamo in un mondo arrabbiato in cui è difficile scherzare. Il "politicamente corretto" sta diventando a rischio censura continua. Una battuta e ti trovi ad essere accusato, con scarsa capacità di difesa, di essere sessista, omofobo, contrario alle minoranze e via di questo passo. Che sia chiaro che non difendo chi usa ingiustamente umorismo, satira ed ironia per fare male, per cattiveria, per vendetta o per stupidità. Ma Atkinson mette il dito nella piaga su un mondo troppo ideologizzato, pieno di isterici iper-reattivi, rompicoglioni, censorie e categorie similari. Lo vediamo sui "social" tanti ottusi pronti a saltare sulla tastiera ad ogni sospetto di politicamente scorretto. Per questo saluto con affetto Mister Bean e lo capisco.