A me nessuno mi porterà mai via il Natale. Non solo perché, comunque sia, resta il mio compleanno. Ma perché ho talmente tanti ricordi e mi basta chiudere gli occhi per rievocarlo dalla più tenera infanzia allo scorso anno, prima che... Già, prima che arrivasse il Guastafeste, che vuole inghiottire le nostre vite e la normalità del suo svolgimento. Noi speravamo che non mangiasse il panettone ed invece siamo qui in attesa che capiti quel che appare ormai come inevitabile. Ma ha ragione Fabio Luppino su "Huffpost" in un magistrale ed umanissimo articolo quando dice: «Non ci piace la sarabanda di dichiarazioni di alcuni membri del Governo, non ci piace l'ammiccamento intermittente dello stesso premier sugli abbracci di Natale, sui sorrisi e l'intenzione nemmeno tanto sotterranea di dare orari più lunghi ai negozi per le feste, perché l'economia deve girare. Facciamolo, ma facciamolo con ragione e regole. Queste amene dissertazioni sul cenone, sul Capodanno, sui parenti e i congiunti hanno come solo risultato quello di generare confusione e inutili aspettative».
E poi aggiunge: «Come avete deciso le chiusure, le colorazioni delle regioni a seconda della gravità della situazione sanitaria, adesso vi dovete prendere la responsabilità di dire qualcosa sul Natale. Se è vero come è vero che qualsiasi decisione sia stata presa con il conforto dell'autorità scientifica, anche sul Natale l'autorità scientifica deve dire qualcosa. Si dirà, dovete essere responsabili, lo sapete già quello che dovete fare. Eh no, ci siamo già passati, questa estate avete allentato, avete mandato segnali sbagliati e adesso dite che la seconda ondata è colpa degli italiani. Parliamoci chiaro: sarà sempre responsabilità e colpa degli italiani, ma glielo dovete dire. Gli dovete spiegare, per filo e per segno, quello che possono e non possono fare, quali sono le conseguenze di far sostare in una stessa casa in una stessa stanza, per qualche ora, figli, nonni e nipoti, Senza indulgenze, senza cedimenti, perché alla scienza questo non è permesso e la politica, anche in questo caso non può non seguire la scienza, altrimenti è demagogia spicciola. La libertà, come la intendiamo, il "covid" ce l'ha rubata, ma lo scambio è, o almeno presumiamo sia, sconfiggerlo, nel più breve tempo possibile. Non è, quindi, un'eresia chiedere di normare il Natale. Ditelo, con serenità e fermezza, lo dicano i Miozzo, i Locatelli. Non basta raccomandare distanza e mascherine. A Natale si sta seduti intorno ad un tavolo con nonna e nonno e si mangia, si parla, si respira. Niente baci e abbracci, certo. Ma dovete dire, senza reticenze, se queste conversazioni nel chiuso di stanze che nessuno aererà possono avere conseguenze per le persone più fragili. E se l'unica cosa da fare, per proteggerle davvero, sia, con un gesto d'amore che oggi sembra difficile capire, lasciarle nella loro casa, vederle per pochi minuti, magari videochiamarle. Il "covid" non concede sospensioni. Così è stato questa estate, così è a Natale. Ma lo dovete dire, chiaramente. Abbiamo rinunciato a moltissimo, possiamo rinunciare anche al Natale, come lo abbiamo sempre immaginato». La verità a caro prezzo, ma smettendola - fatemi aggiungere - di cazzeggiare e ad esempio di dire stupidaggini sullo sci, sport all'aria aperta per eccellenza e le famose code e le salite sugli impianti possono, se lo si vuole, essere regolamentate in sicurezza. Già, ma noi montanari non abbiamo spiagge, concessioni a pochi soldi, ombrelloni e movida sui lungomare! Che pena doverlo rimarcare.