Le elezioni spostate, causa "covid-19", dalla primavera a fine estate (i risultati arriveranno in parte già in autunno...), hanno creato uno strano clima politico. L'augurio è che non capiti mai più una congiunzione astrale così sfavorevole. Pur non credendo ad oroscopi e fattucchiere, è vero però che questo 2020 si sta impegnando a fondo per farci diventare superstiziosi. Ma non è questo il punto. Quel che inquieta è questa situazione di viva incertezza in cui ci si trova. Vorrei fare, per non girarci attorno, un esempio concreto. Partiamo - e forse vi domanderete dove voglio arrivare - dall'Osservatorio turistico valdostano che, mentre scoppiava la pandemia, scriveva con lucidità: "Sebbene il momento storico in cui scriviamo sia molto difficile, abbiamo deciso comunque di pubblicare la nostra consueta rubrica sull'analisi dei dati sul turismo di montagna, che oggi, prendendo in considerazione la situazione turistica valdostana dell'anno 2019, può rappresentare una buona notizia per coloro che lavorano nel settore".
"L'analisi - continua - riassume i risultati complessivi in termini di flussi turistici registrati nell'anno appena trascorso. Si tratta di dati che con l'evolversi repentina dell'emergenza sanitaria in corso potrebbero non trovare conferma nel 2020, sebbene la sensazione fosse quella di un avvio dei primi due mesi dell'anno in netta crescita". Poi consociamo il disastro fra marzo e aprile e l'estate è sotto i nostri occhi. Ma dicevano del 2019, così riassunto: "L'ultimo anno risulta il migliore degli ultimi dieci anni sia in termini di presenze (oltre 3,6 milioni di presenze; +17 per cento) che di arrivi (+37 per cento). Questo risultato è stato possibile grazie alle presenze registrate in alcuni mesi quali luglio (+6 per cento rispetto al 2018 con +35.726 presenze) agosto e novembre che registrano nei confronti dell'anno precedente rispettivamente +5 per cento e +9 per cento. Al contrario, tra i mesi che hanno registrato un minor flusso di turisti è bene ricordare i dati negativi di febbraio, marzo e maggio con, rispettivamente, -24.557, -20.152 e -3.691 presenze in confronto al 2018". Ma quel che conta nel mio ragionamento odierno è l'ulteriore analisi: "Passando alla ripartizione delle presenze per provenienza è possibile notare una costanza della componente di ospiti stranieri che, nel 2019, con 1,5 milioni di ospiti hanno rappresentato circa il 42 per cento del totale, dato leggermente in calo se confrontato col 2018. Di poco inferiore, dunque, rispetto al passato il tasso di internazionalizzazione: negli ultimi dieci anni le presenze italiane sono aumentate dello 0,4 per cento, mentre quelle straniere sono aumentate del 51 per cento circa (54 per cento del 2018)". Infine il carotaggio utile per capire: "Le principali regioni di provenienza dei turisti italiani rimangono sempre Lombardia, Piemonte e Liguria che, da sole, spostano il 69 per cento dei turisti italiani in Valle d'Aosta. Dall'analisi degli ultimi dati relativi a queste tre regioni di provenienza emerge addirittura un aumento di oltre 25.000 presenze. Si riducono invece i turisti provenienti dalle altre regioni italiane a differenza della lieve crescita registrata da quelli umbri e da quelli della provincia di Bolzano. A livello di presenze straniere, da qualche anno la Valle d'Aosta rappresenta una meta interessante principalmente per Regno Unito, Francia, Svezia e Svizzera, mercati che pesano oltre il 52 per cento del totale (1.512.524) e, a differenza del 2018, sono diminuiti tra 11 per cento e l'8 per cento". Ebbene, in vista della stagione invernale regna sovrana l'incertezza nelle prenotazioni degli stranieri e specie Regno Unito e Svezia, ma anche gli altri, mantengono una logica di chiusura (non si può venire o, altra ipotesi, c'è quarantena al rientro) su base nazionale e credo che questo dovrebbe essere oggetto di discussione nei rapporti dell'Italia con questi Paesi oppure oggetto di una regola europea che tenga conto dell'incidenza del virus in ambito regionale per evitare di fare di tutta un'erba un fascio. Temo che pochi a Roma, ad Aosta, in un'alleanza di tutto l'arco alpino si stiano dando da fare su meccanismi che evitino una stagione invernale senza stranieri, che sarebbe un colpo letale ad un'economia già in grande sofferenza. Proprio perché il tema politico è essenziale per i suoi riflessi sulla nostra economia ritengo che questa sia una priorità assoluta.