Ho condiviso anche quest'anno giorno dopo giorno i miei pensieri su questo blog, che finalmente a gennaio cambierà pelle, diventando più moderno ed arricchito di contenuti. Resterà il rimbalzo su "Twitter" con la velocità del mezzo ed una community arricchitasi di amicizie. Ce n'è un'altra, più intima e che qui non compare, attraverso il profilo temporaneo di "Whatsapp", che cementa conoscenze. Il bilancio di fine anno appare come uno spettro, prima della Mezzanotte che ci proietterà (di già, sigh!) negli anni Venti di questo primo secolo di un nuovo millennio. Posso dire che mi fa impressione? Soprattutto se penso che nel secolo scorso mio papà nacque ad Aosta nel 1923 e crebbe proprio in quella nostra città, anzi nel suo cuore, le Bourg, in via Sant'Anselmo in quella casa di famiglia di mio nonno.
Quel decennio sull'onda della tragedia della Prima Guerra mondiale pesò come un macigno sulla Valle d'Aosta in termini di morti e invalidi e si incrociò con una pesante emigrazione alla ricerca della fortuna. In lingua inglese vennero definiti i "Roaring Twenties", ossia "i ruggenti anni venti", ma in realtà - pensiamo al fallimento del "Banco Réan" e del "Credito Valdostano" - l'economia valdostana soffrì come non mai ed emerse un fattore di grande cambiamento, il Fascismo. Questo per dire, in breve, come sia necessario capire anche oggi l'aria dei tempi. Forse che ci troviamo di fronte ad una crisi irreversibile dell'Autonomia valdostana che ha dominato la storia dal 1945 in poi? Cosa cambia nella nostra società che ci deve preoccupare e l'economia, che vede un'industria sempre più rarefatta ed un'agricoltura a rischio crisi se l'Europa taglierà i fondi compensativi? Da ragazzino guardavo "Spazio 1999", serie televisiva britannica di fantascienza, poi mi appassionai del capolavoro "2001: Odissea nello spazio". Ma gli anni trascorsi hanno invecchiato quelle date simbolo. Ed oggi bisogna davvero proiettarci più avanti e lo dico con coscienza dei miei capelli bianchi, che condivido con una Valle in profondo invecchiamento e con una drammatica crisi demografica. Con molta franchezza non credo a logiche da confessionale in queste ore, però qualche pensiero spunta e sono elementi soggettivi più che ripetere il refrain di fatti e misfatti collettivi che vanno dall'ombra del proprio campanile al mondo intero. Credo che come non mai sia ora di impegnarsi per la nostra comunità, in qualunque modo si decida di farlo. Non si può essere solo spettatori di quanto avviene e non bisogna fare salti nel vuoto, ma scegliere strade che non siano il vago evocare il cambiamento. La pulizia è necessaria, bisogna analizzare cosa non ha funzionato, avviare le riforme necessarie con un occhio allo Statuto e non solo ai diritti che ne derivano ma soprattutto ai doveri che dobbiamo avere per esserne degni. Un patto fra generazioni, fra valdostani di origine e chi ha scelto di diventare valdostano, una ricerca di novità per stare al passo senza spezzare le radici che ci legano al passato e al nostro territorio. Non si devono accettare logiche colonialistiche e imposizioni di modelli che nulla hanno a che fare con un mondo alpino dinamico e non passatista. Qualcuno mi chiede se tornerò alla politica attiva. Il fatto che in questi anni e ancora adesso ci sia chi pone veti e gioca al dileggio mi conforta, perché vuol dire che ho ancora qualcosa da dire e sono in molti a chiedermelo e so che in tanti sono sinceri. Si vedrà e non lo dico né per calcolo né per farmi pregare. Tempi difficili, comunque sia, ci aspettano e bisognerebbe essere degni di quella parte importante e seria della nostra Storia, che non deve essere offuscata da quanto in questo 2019 ha fatto soffrire i valdostani onesti e ci ha danneggiato in profondità nei rapporti con l'esterno.