E' triste doverlo scrivere: i rischi per chi va in montagna ci sono e incombono. Basta guardare località e circostanze di alcune recenti morti fuoripista sotto la valanga di professionisti capaci e preparati per accorgersi che l'incidente mortale può capitare anche ai migliori. Si può invocare il destino oppure prendere atto che basta una sottovalutazione del pericolo per mettere a repentaglio la propria vita. Questo, invece, non può e non deve avvenire per lo sci in pista. Riporto dal quotidiano "Alto Adige" la recente notizia nella sua crudezza: "Sale a tre morti, una donna e due bambine di sette anni, il tragico bilancio delle vittime della valanga che si è abbattuta oggi su una pista da sci, a 2.400 metri di quota, sul ghiacciaio della Val Senales. Si tratta di una bambina e una donna di 35, recuperate senza vita dalla massa nevosa, e della figlia della donna, deceduta dopo il trasporto al Santa Chiara di Trento. La valanga che si è staccata alle ore 12.10 nel comprensorio sciistico del ghiacciaio della Val Senales era di grandi dimensioni con una larghezza di circa 150 metri ed una lunghezza di circa 500 metri. La slavina si è riversata sulla pista "Teufelsegg" ed ha coinvolto diversi sciatori".
Riporta l'altro quotidiano provinciale, "L'Adige", una dichiarazione senza giri di parole: "Thomas Konstantin Stecher, Direttore delle Funivie Ghiacciai Val Senales, sulla tragedia dichiara: «I nostri collaboratori la mattina presto hanno valutato la situazione e non c'erano pericoli. Se avessero avuto dei dubbi non avrebbero certo aperto la discesa a valle». E non esclude che la valanga «sia stata causata da sciatori fuori pista». «Siamo tutti scioccati - ha aggiunto - da questa terribile tragedia. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle famiglie colpite da questa tragedia. Faremo ogni sforzo per stare loro vicino», dichiara Stecher. Ogni giorno collaboratori esperti delle Funivie Ghiacciai, coinvolgendo anche la locale commissione valanghe, valutano la situazione prima di aprire le piste al pubblico. Così è stato anche oggi»". Purtroppo sarà la Magistratura già in azione a chiarire l'evento e dalle sentenze emergeranno elementi giurisprudenziali utili. I numeri uno della materia sono sempre stati i giuristi della nostra "Fondazione Courmayeur" con cui da politico ho spesso collaborato. Da lì nacque anche l'idea, che realizzai, di una norma d'attuazione sulla sicurezza sulle piste di sci, che ha poi fruttato una legislazione regionale molto avanzata proprio per evitare che dovessero essere solo i giudici, in assenza di procedure e responsabili, ad occuparsi della materia dopo certe tragedie. Ricordo a questo proposito certi interventi, in assenza appunto di chiarezza normativa, dell'allora procuratore Mario Vaudano con cui discussi proprio - anche criticando un suo celebre sequestro di una parte del versante italiano del Monte Bianco dopo alcuni morti sotto una valanga - dell'importanza di avere chiarezza sulla materia. Approfitto per dire, visto proprio certe mie critiche sull'operato di Vaudano, che i miei rapporti erano ottimi e più volte ci incontrammo quando era a Bruxelles nell'Olaf ("Ufficio europeo per la lotta antifrode") ed aggiungo con grande piacere che fui lusingato dal fatto che, mentre criticava con rudezza alcuni politici valdostani per i loro comportamenti legati al malaffare, mi onorasse della sua considerazione per la mia onestà. Chiusa parentesi. Tornando all'evento in Sud Tirolo resta chiaro che si tratta di un evento assai negativo. Un caposaldo nello sci è l'assoluta sicurezza sulle piste e in caso di rischi per via dello stato della neve sui pendii che danno sulle zone battute non bisogna avere dubbi sulla necessità di chiudere. Oltretutto - penso a molte stazioni valdostane - esistono metodi sempre più efficaci per il distacco artificiale delle valanghe per evitare rischi inutili. Ben sapendo purtroppo che certi cambiamenti climatici, come temperature anomale troppo alte in inverno, creano situazioni nuove anche nella consistenza nel manto nevoso.