Oggi si festeggia, nella miriade di giornate dedicate ad ogni cosa possibile, la "Giornata Internazionale della Montagna", istituita dalle Nazioni Unite nel 2003 - non a caso l'anno dopo l'"Anno internazionale delle Montagne" - per riflettere (e per far riflettere) sull'importanza delle montagne per la vita e per sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sviluppo sostenibile e la tutela dell'ambiente. Argomenti ormai di gran moda e per buone ragioni, ma che - quando ebbi l'onore proprio nel 2002 di presiedere il Comitato italiano per l'"Anno delle Montagne" - era già ben chiaro ed era stato approfondito, quando le misure da assumere avrebbero consentito di evitare di trovarsi oggi di fronte ad un'emergenza dell'emergenza.
Il tema scelto quest'anno è "Mountains matter for Youth" ("I giovani hanno a cuore la Montagna") con l'hashtag #MountainsMatter. "I giovani - ricorda la "Fao", che è capofila dell'organizzazione della Giornata - sono i protagonisti attivi del cambiamento e i futuri leader di domani. Sono i custodi delle montagne e delle loro risorse naturali, minacciate dal cambiamento climatico". L'argomento è molto interessante soprattutto perché pone le popolazioni alpine, di cui i valdostani fanno parte, di fronte ad un tema di grande importanza e che differenzia nettamente queste nostre montagne da molti Paesi dove l'espansione demografica continua ad essere una realtà. Parlare infatti di giovani da noi significa prendere atto della crisi terribile di natalità che continua ad imperversare e rischia di colpire al cuore proprio il futuro della multiforme, ma con elementi unificanti, civiltà alpina. Questo fenomeno si aggiunge al rischio di collasso di molti comuni, specie quelli più piccoli, nella media montagna e nell'alta montagna, laddove non esiste quel turismo salvifico per il mantenimento della popolazione. Leggevo - perché è da piccoli casi che si capisce il quadro complessivo nella sua grandezza - un articolo sul quotidiano ticinese "LaRegione" scritto da Clara Storti: "«Ci siamo accorti che offrire incentivi economici, probabilmente, non basta». La voce è quella del sindaco del Comune di Lavizzara, Gabriele Dazio, interpellato riguardo alla serie di contributi finanziari decisi dal Comune di Alta Valle per contrastare lo spopolamento. Alla luce di questa prima considerazione, abbiamo chiesto al sindaco come sta procedendo il progetto per attrarre domiciliati e quali passi saranno intrapresi, a un anno circa dall'approvazione delle norme per regolare la concessione dei vari aiuti: sia diretti per famiglie con figli in età prescolastica o che frequentano la scuola dell'infanzia o elementare a Lavizzara, sia come sostegno alla ristrutturazione di case o alla costruzione di nuove abitazioni a uso primario". Lavizzara conta 569 abitanti ed è già frutto - sentite bene - della fusione di sei Comuni, uno dei quali già originato da un precedente accorpamento fra due Comuni. Metterli insieme non ha invertito il processo di spopolamento e questo dovrebbe ammonire chi in Valle d'Aosta pensa che la panacea sia la sola fusione. Basta da noi prendere un tabella dei comuni medio-piccoli per vedere come ci siano casi quasi clamorosi di emorragia di abitanti, cui si somma il fenomeno di residenze di persone che mantengono la casa d'origine ma sono scesi ad Aosta e dintorni o in paesi del fondovalle. Se poi si osservano le classi d'età colpisce come accanto allo svuotamento di risorse umane ci sia un invecchiamento progressivo e società senza giovani rischiano grosso in una sorta di lunga agonia prima della desertificazione. Aggiunge la giornalista ticinese: "Lo spopolamento delle valli è un fenomeno storico: una massiccia migrazione verso i centri urbani dovuta ai cambiamenti socioeconomici si è registrata, ad esempio, dalla metà del 1900. Impoverimento delle comunità vallerane che anche oggi spinge le autorità a cercare soluzioni: «Come Municipio dobbiamo essere capaci di affrontare la situazione, per evitare il tracollo», afferma Dazio. Contro l'emorragia di domiciliati, le autorità difatti hanno attuato diverse strategie, affinché «stimolassero le persone a venire a vivere qui». Finora «ci sono state un paio di famiglie che si sono trasferite. Tuttavia per il momento - fa sapere il sindaco - nessun'altra si è annunciata». A titolo di ragguaglio, gli incentivi - soddisfatti i requisiti richiesti - prevedono somme ragguardevoli: coloro che desiderassero ad esempio ristrutturare un'abitazione potrebbero richiedere un sostegno fino a 30mila franchi; 20mila per un'edificazione ex novo. Per quanto concerne il regolamento in favore delle famiglie con bambini, facendo la somma, il contributo assicurato è di 10mila franchi per il periodo da zero a dieci anni per ciascun figlio. Nonostante siano cifre ragguardevoli, gli incentivi economici sembrano però non bastare. La questione è ben più ampia e non riguarda solo i soldi: di certo la scelta di un domicilio dipende dal costo della vita, ma non sta tutto lì. «I problemi che le persone si pongono spesso sono quelli dello spostamento casa-lavoro e delle strutture d'accoglienza dei bimbi al di fuori dell'orario scolastico». Come spiega Dazio, «la ricetta che invogli le persone a trasferirsi è difficile da trovare». L'alchimia va creata soppesando diversi criteri: quello economico, così come l'offerta professionale, il tessuto sociale, la prossimità ai servizi e altri ancora. «Ci rendiamo conto che non è semplice, ma siamo fiduciosi. Il Municipio sta anche valutando alcune possibilità per promuovere maggiormente queste misure»". Eccoci alla conclusione: "A distanza di qualche chilometro, anche il comune di Ronco sopra Ascona a suo tempo aveva elaborato un messaggio municipale con un progetto per incoraggiare gli insediamenti, poi sfumato e mai arrivato in Consiglio comunale. Ampliando lo sguardo, è del 2017 la notizia del villaggio vallesano di Albinen che offriva a giovani famiglie contributi economici per lo stabilimento del domicilio a 1.300 metri di altitudine. Non solo in Svizzera sono state attuate simili misure: scorrendo la cartina geografica, ci s'imbatte in alcune regioni nel mondo che hanno lanciato iniziative di ripopolamento, spesso proponendo incentivi economici e imprenditoriali. Come il sindaco di Candela (in Puglia), Nicola Gatta, che un paio di anni fa dava 2.000 euro alle famiglie con quattro o più persone; oppure il comune di Ponga (in Spagna) che ha attuato una strategia d'incentivazione finanziaria rivolta alle famiglie". Ecco perché fa bene la FAO a puntare sui giovani e su quell'aspetto ambientale che avrà impatti enormi in zona alpina, ma - senza pensare a soluzioni miracolistiche - sarà bene che anche la Valle d'Aosta un tempo innovativa e leader sui problemi della montagna riprenda questo cammino, riflettendo su misure serie e originali per evitare di trovarsi con ampie zone del proprio territorio senza più montanari ad abitarle, con tutte le conseguenze nefaste di territori abbandonati e inselvatichiti, cancellando storie millenarie di comunità alpine.