Resta un paradosso all'italiana che si sia scelto questo periodo per discutere del futuro del Governo Conte, ieri trapassato con un Premier che sembrava Biancaneve per il suo recitativo. Ora - mettendo la sordina alle voci ed alle urla di questi ultimi giorni, compreso lo spettacolo al Senato di ieri - ci vorrà tempo per capire, a bocce ferme e partita conclusa, chi risulterà vincitore e chi vinto. Invidio i commentatori con sicumera. Per ora, infatti, mi pare che si capisca poco e, se i rovesciamenti di fronte fanno parte della Politica, tuttavia il "saltabeccare" non penso risulterà mai una scelta giusta per nessuno. Resto convinto che il voto anticipato sarebbe necessario e meglio di ogni sceneggiata in corso a "tour de rôle" sul palcoscenico in un eccesso di esposizione che riguarda in particolare Matteo Salvini e la sua scelta di staccare la spina sull'onda dei sondaggi.
Le trattative politiche - comportamento applicabilissimo anche a certi strepiti in Valle d'Aosta che sembrano talvolta come echi sgraziati in una gola di montagna - dovrebbero essere riservate non per una segretezza machiavellica, ma semmai perché l'eccesso di mediatizzazione (ed oggi ci vuole poco...) finisce per creare una specie di babele di voci che conduce solo al caos totale ed all'amplificazione di equivoci infiniti che non giovano allo scopo di tante trattative, e cioè trovare una soluzione favorevole. Non ho mai sopportato questa idea importata nel dibattito politico dai manipolatori targati "cinquestelle" di una politica gridata e volgare (ed anche la Lega dovrebbe tornare ad una dialettica normale, che sembrava avessero acquisito), che dovrebbe avere nello "streaming" - vale a dire nella "diretta" anche quando va in bagno - come presupposto di una nuova forma di democrazia davvero popolare e partecipata. Impostazione, per altro, durata solo fino a quando i "pentastellati" hanno raggiunto le odiate "poltrone". Una definizione che giustamente Aldo Cazzullo sul "Corriere della Sera" prende di petto, nel rispondere ad un lettore: «trovo fastidioso questo continuo rinfacciarsi reciproco di essere "incollati alla poltrona" o "a caccia di poltrone". La Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'Interno, anche il semplice seggio parlamentare non sono pezzi di arredamento. Sono posti di grande responsabilità. Innanzitutto, a Palazzo Chigi, al Viminale, alle Camere lavorano migliaia di persone, che non sono tutti "privilegiati della casta", anzi spesso sono tecnici di livello europeo. Dalle loro scelte dipendono le opportunità e gli orizzonti di milioni di italiani. "Potere" non è una parolaccia; dipende dall'uso che se ne fa. Diceva un grande Papa da rivalutare, Paolo VI, morto 41 anni fa in questi stessi giorni, che la politica è la più alta forma di carità. C'è qualcosa di volgare in un politico che rinfaccia a un altro politico "la poltrona"». Concordo perfettamente e mi sono rotto le scatole, quando dico a qualcuno che si dimostra imbecille, di avere fatto il parlamentare per anni e vedere disegnarsi sul suo volto un sorrisino ebete da militante populista indottrinato con veleni e odio, come se dovessi vergognarmi di essere stato eletto a cariche importanti. Mi sono stufato di questo venticello calunniatore, spesso offensivo, che fa di ogni erba un fascio e che nuoce in fondo alla democrazia. Le "mele marce" ci sono di certo e vanno espulse dal sistema, così come ogni riforma può servire a migliorare le cose, ma basta con atteggiamenti violenti e aggressivi che finiscono per svilire tutto. Ci sono dei "Re Mida" al contrario che, quando toccano qualunque cosa, la trasformano in sterco. Ora non resta che aspettare gli eventi, finalmente finiti in un dibattito parlamentare per quanto con copione aperto, perché resta il Parlamento il depositario della sovranità popolare, non essendoci nessuna investitura nella nostra Costituzione vigente per il presidente del Consiglio. Campeggia sulla scena la figura istituzionale di garanzia, il Presidente della Repubblica, che per fortuna è Sergio Mattarella, con il merito di conoscere bene norme e prassi, indispensabili in situazioni delicate e difficili come quelle che stiamo vivendo.