La rivelazione lascia davvero di stucco. Per anni gli archeologi hanno studiato a fondo l'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans di Aosta, scoperta per caso nel 1969 durante la costruzione di case. In circa un ettaro si rivelò uno dei più interessanti siti d'Europa con significative testimonianze di quasi cinque millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri, oggi visitabile in un vero e proprio viaggio nel passato. Si è sempre pensato che fosse un'area sacra destinata sin dall'inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura con la ricostruzione di riti che si svolgevano sovrapponendosi su quanto preesistente. Ora la scoperta di due esperti olandesi, Jan Karlsson e Peter Bergström, apre scenari molto diversi. Tutto parte dalla tradizione popolare secondo la quale la conca di Saint-Vincent sarebbe stata invasa, nella tarda preistoria, da un lago di grandi dimensioni. Un riscontro della fondatezza era già da indagini svolte dal Servizio archeologico della Soprintendenza per i Beni culturali della Valle d'Aosta. Il lago in questione, la cui presenza è stata geologicamente accertata, si sarebbe formato in seguito allo sbarramento del corso della Dora provocato da una frana di enormi proporzioni, precipitata in prossimità della località Champerioux di Montjovet.
L'estensione dell'invaso sarebbe stata persino superiore a quella descritta nel racconto, e avrebbe lambito - secondo alcune ricostruzioni - proprio l'area di Saint-Martin-de-Corléans all'epoca delle prime costruzioni. Ebbene, i due studiosi dei Paesi Bassi hanno studiato a lungo la parte più antica e sono stati colpiti dal ritrovamento di un lembo di tessuto e da un pezzo di legno. Il tessuto, analizzato ad Amsterdam dal laboratorio chimico "Sjöberg" è ineluttabilmente un pezzo di un costume da bagno di epoca preistorica ed il pezzo di legno appartiene ad una piroga che si immagina servisse per spostarsi sullo specchio d'acqua. Il fil rouge si è finalmente svelato e ulteriori ritrovamenti - come una ciabatta, un telo d'ombrellone e due racchettoni che mostrano la profondità storica degli "Esport de Nohtra Téra" - hanno confermato la tesi che ab origine l'area fosse niente altro che uno stabilimento balneare con vista lago. Anche la Valle d'Aosta ha avuto una sua spiaggia e forse per questo siamo ormai giunti oggi, qualche millennio dopo, all'ultima spiaggia. Si trattava poi di capirne di più per le epoche successive: il ritirarsi del lago deve avere dato vita, nel riuso successivo, ad una sorta di moderno fast food con griglieria e mescita di birra. Lo dimostrano ossa animali e il ritrovamento di disegni che paiono riprodurre piccoli boccali conici per la birra e le tracce di cereali confermano procedimenti di fermentazione, che mostrano come certe feste popolari venissero già coltivate dai nostri avi. Quelle che sembravano essere sepolture rituali oggi cambiano aspetto: si tratterebbe di zone in cui avvenivano bevute ed il consumo di cibarie e non si escludono parti in cui si svolgevano veri e propri intrattenimenti musicali con band, confermate dal ritrovamento di un oggetto simile alle maracas. Non si esclude, secondo gli studiosi olandesi, che avvenissero già allora combattimenti delle prime "Reines" addomesticate e lo dimostrebbe un oggetto simile ad un "bosquet". Purtroppo non sono pervenute foto d'epoca che mostrano i politici del lontano passato mentre premiano bovini e proprietari. Insomma: una vera e propria rivoluzione: il presidente della Regione Antonio Fosson, profittando dell'occasione di un incontro con Karlsson e Bergström, ha annunciato che saranno insigniti del titolo di "Amis de la Vallée d'Aoste" ed ha impartito loro una speciale benedizione con il benestare del Tribunale di Aosta. Amen (e notate la data di questo "Calepin").