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12 gen 2019

Basta coi rigurgiti dell'ultradestra

di Luciano Caveri

L'Italia è da alcuni decenni diventato un Paese lasso e pavido nei confronti dello strisciante ritorno del fascismo e del nazismo. A caderci sono stati tanti in questa trappola: dapprima si è scelta la strada della rispettabilità, la camicia nera sostituita dal doppiopetto, il volto feroce celato nell'impegno sociale, una controinformazione martellante sul fascismo buono e sulla Resistenza come fatto marginale pieno di lati oscuri. Questo oscillare fra furberie e revisionismo storico ha dato i suoi frutti, impastato con famiglie senza memoria che delegano a una scuola spesso distratta qualunque forma di alfabetizzazione alla Storia e alla Politica. Per cui si parla per luoghi comuni, piace esibire la dietrologia su fatti chiari, nasce lo spirito complottista.

In più - diciamo la verità - l'antifascismo è stato appaltato ad una Sinistra spesso altrettanto imberbe, mentre il vecchio Partito Comunista aveva capito il valore di una Resistenza plurale le nuove generazioni hanno voluto farne "roba loro", quando invece era un patrimonio comune, come la Costituzione che ha i colori vari di chi la scrisse alla Costituente. Così i "cattivi" che amano l'ultradestra si sono organizzati: fanno proselitismo sui giovani nel vuoto degli attuali partiti, giocano con i vuoti di memoria e di cultura, creano spirito di gruppo mettendo benzina sul fuoco di certo estremismo adolescenziale. Così oggi ci sono milioni di robottini che ripetono compitini scritti dai loro leader contro la democrazia, la sua mollezza, la scarsa italianità, le frontiere aperte, la morale ridotta al lumicino e fanno gruppo, si organizzano. Lo hanno fatto profittando di complicità nelle Forze dell'ordine e dello sguardo benevolo della Magistratura e della politica che guardava distratta ad altre cose. Così i nostri si sono diffusi e oggi la violenza si manifesta con pestaggi, con violenza debordante dal Web e con connessioni fantastiche, tipo Vladimir Putin - funzionario del "Kgb" - adorato dai fascistelli per il suo machismo. Ogni tanto penso che sia troppo tardi, che non ci siano speranze e che un populismo tribale all'italiana, con imbecilli ai posti di governo che pescano a piene mani in slogan del Ventennio e giocano a propaganda che sembra la versione contemporanea delle buffonate popolaresche mussoliniane. Poi, per fortuna, mi accorgo di quante persone di buonsenso ci siano ancora contro ogni estremismo e contro la prevalenza del cretino, che mai va sottostimato perché fa parte del patrimonio italiano. Un tempo confinato ai banconi dei bar oggi sono leoni da tastiera che ammorbano i "social" con nomignoli stupidi e tricolori come segno distintivo. Ce l'hanno con tutti: politici, intellettuali, giornalisti, scienziati e via di questo passo, facendo sistema e mettendo assieme le loro debolezze umane e psicologiche e facendo dell'ottusità una forza in nuove "catene di Sant'Antonio" su "Facebook" ed affini. Ed i grandi gruppi digitali, avidi di denaro e di iscritti, accettano di avere in seno immondizia e schifezze varie. Sarebbe ora di reagire con forza e determinazione, evitando di farlo quando sarà troppo tardi, a cose fatte, quando sradicare la malapianta sarà ancora più faticosa e già oggi con questo strano Governo giallo-verde non ci si riesce a raccapezzare per via di personale politico che fa della incultura e della rozzezza un vanto, così come della scarsa competenza sui temi e gli argomenti. Si passi dal "si salvi chi può" ad una fredda reazione: lo dobbiamo a noi stessi ed ai nostri figli ed ancora di più ai nostri padri ed ai nostri nonni, che pensavano di essere riusciti a liberarci per sempre da certi orrori.