E' una vicenda particolare di quelle belle da raccontare, così come ha fatto di persona a voce l'autore del libro, stando da me parecchio tempo ed io sono rimasto attento sulla sedia della mia scrivania, con avvenimenti e personaggi che venivano narrati, in un crescendo di emozioni, degni della penna di un Alexandre Dumas (come confermato poi dalla lettura). Ogni tanto sobbalzavo su questa sedia per lo stupore di una scoperta inaspettata per chi pensava di saperne già abbastanza. In verità non si era mai fatta sino ad oggi piena luce su come fosse avvenuto che, migrando dai Pirenei alle Alpi, la melodia "Tyrolienne des Pyrénées" o "Montagnes Pyrénées" fosse diventata - con parole proprie - la valdostanissima "Montagnes Valdôtaines".
Ricordo come nel 1912 fu la "Ligue Valdôtaine", nel pubblicare il "Chansonnier Valdôtain", a trascrivere per la prima volta in un testo ufficiale quello che è ormai il nostro canto più conosciuto e amato. Ci vorranno poi tanti anni e l'articolo 8 della legge regionale numero 6 del 2006 (legge sui simboli della Valle, che considero un mio importante atto politico), affinché questo nostro canto venisse adottato come inno ufficiale della nostra Regione autonoma. Ma dal 1962, come sigla del Gazzettino radiofonico "Rai", "La Voix de la Vallée", aveva già assunto un suo aspetto di ufficialità. E' stata poi una delibera di Giunta, prevista dalla stessa legge del 2006, a definire testo, melodia e modalità di esecuzione con la collaborazione scientifica della "Fondazione Istituto Musicale della Valle d'Aosta", che registrò anche un "compact disc dimostrativo" che propone la versione strumentale e quella cantata. E' giusto ricordare come l'inno derivi da "La Tyrolienne des Pyrénées" del compositore Alfred Roland, un parigino che si trovò a lavorare come impiegato delle imposte a Bagnère-de-Bigorre sul versante francese dei Pirenei, dove fondò e diresse un coro che ebbe un successo internazionale. Ma mancavano degli anelli per questa trasposizione. Ci ha pensato ora, fra ricerche storiche accurate e anche elementi appunto romanzeschi come a formare un attento gioco di pazienza, un veterinario piemontese di origine valdostana, Marco Gentile, che ho incontrato con gioia (mi cita pure in qualche riga del libro!) per la sua simpatia e passione da innamorato del suo Pays d'Aoste da cui arrivano una serie di suoi avi. Con una logica da Sherlock Holmes, Gentile ha messo insieme diversi tasselli, che non tocca a me svelare troppo ma che faranno sensazione rispetto a quanto si sapeva prima di certe sue intuizioni fattesi scoperte. Diciamo che, oltre ad indagare sul già citato Roland e i suoi viaggi con i cantori pirenaici, autentiche star del tempo, scopre come un suo emissario ebbe un incidente a Nus e lasciò la sua carrozza gravemente danneggiata presso i parenti dello stesso Gentile. Un apposito quadretto ex voto nel Santuario di Cuney, fatto fare appositamente da chi si era trovato a terra trascinato dai cavalli, ringraziava la Madonna di avergli salvato la vita nel sinistro. Ma gioca un ruolo anche l'Abbé Cerlogne, quando non era ancora prete, e - lavorando a Marsiglia - ascoltò quell'Inno dei Pirenei, pensando che... Scoprirete dal "romanzo verità" anche di un'idea provocatrice dell'Abbé Joseph-Marie Tréves, in cui c'entra anche "Montagnes Valdôtaines", che pare dovesse essere cantata - come risposta alla foga contro il francese del regime - al cospetto del Duce in occasione di una visita di Benito Mussolini nel 1932, ma che venne poi rinviata. Basta: ho già detto troppo. Il libro vi accompagnerà in un viaggio complesso, con una certa suspense, che via farà ragionare su come dietro l'attuale inno valdostano ci sia una storia che avrebbe appassionato Umberto Eco per una serie di combinazioni che finiscono per centrare l'obiettivo, quando sarebbe bastato un millimetrico cambiamento per mutare il corso della storia. L'amore per la Valle del veterinario letterato apre il cuore e dimostra come molti che si sono trovati altrove, per vicende familiari indipendenti dalla loro volontà, coltivino spesso più interesse e affezione per le vicende valdostane del passato e del presente di chi non si è mai mosso di un millimetro dalla patria natia.