La politica è fatta anche di vicende che lasciano perplessi e devo dire che non finisco mai di stupirmi, specie quando alleanze e scelte sfidano le leggi del buonsenso. Lo diceva Otto von Bismarck: «La politica è l'arte del possibile, la scienza del relativo». Per cui tocca capire ma forse mai rassegnarsi. Maria Elena Boschi aveva detto che se avesse perso il referendum sulla riforma costituzionale di cui era madrina, come Ministro responsabile delle Riforme, se ne sarebbe andata. E' invece rimasta e con lei il suo sponsor - dimissionario mancato - Matteo Renzi, a cui è legata strettamente e non solo per la comune nascita e prima pratica politica in Toscana. Sparita dal suo collegio ad Arezzo, per via dei guai bancari del babbo, è spuntata nel collegio uninominale di Bolzano, diventando improvvisamente filo-tirolese, ma con ben - se non ho perso qualcosa - quattro collegi plurinominali di cui è capolista, tre in Sicilia, uno nel Lazio e uno in Lombardia. Per non avere un seggio alla Camera dovrebbe cadere un meteorite come quello che causò la scomparsa dei dinosauri.
Ma vuole vincere a Bolzano, dove se la gioca con l'acida bolzanina, intima di Silvio Berlusconi, Michaela Biancofiore. Bionda l'una, angelica e ormai botticelliana Maria Elena, bionda l'altra, valchiria tipo "Caterpillar" Michaela. E mi fermo qui, perché sui candidati maschi si può fare ironia se alti, bassi, magri, calvi, balbuzienti, miopi, ma se si scherza sul sex-appeal adoperato dalla Boschi si finisce nel turpe elenco dei sessisti. Chiedo scusa per il "detto non detto". Ma in realtà che la Boschi sia brava nessuno lo mette in dubbio, ma la presenza dappertutto per essere eletta fa di lei una raccomandata e questo è a prova di bomba. Imbattibile anche il fatto che sia finta in SüdTirol con dichiarazioni d'amore verso questa terra e la sua Autonomia, dopo che sulle Regioni a Statuto speciale e Province Autonome aveva detto con grande candore: «vanno abolite». Mentre ora percorre la Provincia di Bolzano con la grinta di una Schützen e manca solo la treccia alla Eva Klotz. Confesso che non capisco lo sponsor sudtirolese che ha caldeggiato la candidatura della Boschi. Si chiama Karl Zeller ed è lui che - dopo aver ottenuto da parlamentare di lungo corso un mare di cose per la sua terra con provvedimenti vari - per debito di riconoscenza ha paracadutato la sua amica nel collegio di Bolzano. Essendo anche protettore di Gianclaudio Bressa, altro PD anche lui ex democristiano (anche da noi sono in grande auge gli ex scudocrociati) , che - pur essendo di Belluno - conquista la sesta Legislatura (sic!) nella protetta casa sudtirolese. Così la minoranza italiana in Alto Adige si trova con due candidati esterni renziani di ferro, migranti per grazia ricevuta da parte della SVP. Credo che, per quanto i sudtirolesi abbiano il vantaggio di poter sbagliare, perché l'Autonomia è blindata dalla garanzia internazionale della mamma Austria, questa volta con la Boschi abbiano davvero preso un abbaglio e non solo nella logica del "do ut des", che trasforma diritti in piaceri, ma perché il renzismo è al capolinea e questa svendita identitaria all'amico aretina tornerà indietro come un boomerang. Specie se a governare non saranno quegli amici premiati dalle candidature in collegi sicuri. Scrivo questo con molto rispetto per i sudtirolesi con cui in Parlamento ed in altre istanze democratiche ho vissuto bei momenti di lavoro, apprezzando la loro determinazione ed una via autonomistica più lastricata da norme giuridiche che da grandi discorsi retorici vuoti, come talvolta capita nella nostra Valle. Hanno sempre saputo tessere reti solide di alleanze e di amicizie, ma comunque tenendo il punto senza sbracare per ragioni di ragionevole prudenza. Questa volta, con la Boschi fattasi Wälder, questa cautela è venuta meno e penso che, in vista delle elezioni provinciali, sarà un prezzo da pagare alle urne.