Starò diventando un brontolone, ma ci sono episodi di inciviltà che mi indignano, benché qualcuno possa considerarli marginali, mentre se sommati diventano "specchio dei tempi". E sbaglia - perché al peggio non bisogna fare il callo - finendo per esserne assuefatto. Leggevo a questo proposito le complesse e farraginose norme in vigore da quest’anno sotto il titolo "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città", che sono una risposta - ancora in rodaggio - contro certi aspetti anche piccoli di degrado, ma penso che ci sia in parallelo agli aspetti repressivi da incidere anche sotto il profilo educativo e di costume. L'altro pomeriggio il mio bimbo piccolo ha assistito con la nonna - e ne è rimasto colpito - al vandalismo di alcuni ragazzini in un parco giochi, privo - come avviene invece in certi casi ad Aosta - di forme di guardiania.
Sono poi intervenuti i Vigili urbani del paese e non so come sia finita. Già in passato quelle stesse attrezzature erano state letteralmente distrutte da bande di ragazzi, che ho letto essere stati identificati, anche se non so alla fine come abbiano pagato quel loro scempio, davvero fine a stesso. Ogni giorno, dappertutto - nella pur minuscola e in genere "civile" Valle d'Aosta - si registrano crescenti casi di vandalismo verso proprietà pubbliche e private. Molto spesso a compierli sono minorenni così giovani da non essere punibili o in quella fascia di età - ancora sotto i diciotto anni - che spinge alla fine, di fronte a pentimenti e risarcimenti, ad evitare denunce, magari dopo una ramanzina da parte di chi ne ha la titolarità. Sarebbe bene verificare nel tempo se la lezione è servita o certi ammonimenti siano entrati in un orecchio ed usciti dall'altro. Non voglio fare moralismo da quattro soldi, ma succede - posso testimoniarlo perché mi è capitato di constatarlo quando avevo responsabilità pubbliche - che certi genitori, anche di fronte ad azioni davvero barbare (ricordo dei giovanissimi che avevano coperto di scritte un palazzo appena ridipinto), difendano ad oltranza i loro figli, rifugiandosi dietro al termine pacioso di "ragazzate", che sono altra cosa e che credo abbiamo fatto tutti. Questo essere troppo spesso "avvocati d'ufficio" dei propri ragazzi è diseducativo e non ha nulla di realmente protettivo e fa il pari con quelle mamme e quei papà che insultano gli insegnanti se i loro figli sono dei somari che non studiano. Idem chi commenta a loro giustificazione fatti di microcriminalità, quale è il vandalismo, con ragioni sociologiche e frustrazioni varie che dovrebbero suonare come una copertura. Colpe ascritte ai difetti della "società" e questo dovrebbe lavare ogni responsabilità personale o delle famiglie di appartenenza. Contro questa ondata di degrado si invocano giustamente più presenza delle Forze dell'ordine e sistemi più diffusi di videosorveglianza (che poi servono sempre ex post mancando luoghi di controllo in tempo reale). Tutto giusto, ma ci vuole anche - e questo nel "decreto Minniti" citato all'inizio in parte esiste - un aspetto repressivo vero e serio, che sia fatto di assunzione di responsabilità, di lavoro manuale risarcitorio e di pubblico ludibrio per chi non ha rispetto. C'è chi si nasconde dietro le sacrosante tutele della privacy e dei minori, evitando però ogni sacrosanta forma di sanzione sociale, che invece l'anonimato ripara. E questo tutela bulli, teppisti e piccole gang. E poi - rispetto ai parchi giochi - le regole vanno rispettate. Quel parco giochi di cui parlavo all'inizio è un caso di scuola. Dovrebbero andarci bambini piccoli eventualmente accompagnati da "grandi" che li seguano e non da capannelli di genitori - talvolta purtroppo divisi per provenienza etnica in barba all'integrazione - che si fanno i fatti loro. Poi purtroppo in questo spazio ci vanno anche ragazzi ben più grandi nelle pause scolastiche o per incontri della "compagnia". Ci sono gentili signore di una certa età che passano il tempo senza i nipotini, chiacchierando amabilmente sulle panchine. In certi orari mattutini spuntano proprietari di cani con i loro amichetti liberati per i "bisognini", dove poi i bambini giocheranno. Diventa insomma un luogo di incontri di diversa natura e ci potrebbe anche stare se fosse una piazza e non un parco giochi per bambini! Sono piccoli segni di riconoscimento di un tessuto sociale che vacilla e non vigila ben prima di ogni logica poliziesca di repressione e controllo. Si tratta del benedetto "civismo", cioè il rispetto delle regole di civile convivenza.