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12 giu 2017

Islamisti: squali con troppa acqua

di Luciano Caveri

Come in sequel di film dell'orrore, ogni giorno gli islamisti colpiscono con ferocia in qualche angolo della terra. Un azzardo in cui chiunque di noi trovarsi in mezzo, che si aggiunge ai rischi che già mettono in forse ogni giorno la nostra vita, che somiglia al salto ad ostacoli. Una guerra fatta di battaglie unilaterali di persone che decidono di morire - zombie nelle mani di un'ideologia perversa - trascinando nella tomba persone innocenti, che diventano nella loro follia capri espiatori da sacrificare sull'altare del loro dio. Fa impressione che la nostra modernità abbia a che fare con modi e comportamenti che sono davvero fantasmi di un passato, che sembravano destinati ad essere sepolti dai valori della Ragione. Ed invece, come a Londra sabato notte, un fanatico può falciarti lungo la strada, mentre passeggi lungo la via e tu, vittima designata dalla casualità degli eventi, diventi tuo malgrado un simbolo.

Il simbolo di qualcosa che sfugge ad ogni razionalità: la morte distribuita senza logiche per un odio cieco e fanatico non per mano di barbari arrivati da chissà dove, ma da un vicino di casa che decide di diventare eroe con il tuo sangue, perché tu - impuro e dunque indegno di vivere - devi sparire dalla faccia della terra con tutta la tua stirpe. Alla tua vita, alle tue speranze, ai tuoi pensieri, agli affetti che hai si deve sostituire il buio dei morti viventi, assorbiti in modo totalizzante dall'odio. Per cui queste persone lobotomizzate nei loro pensieri, assassini contro noi infedeli, vorrebbero un mondo fatto di preghiere ad un loro dio feroce, ripiombando in un passato remoto fatto di una religione estremizzata che mette in gabbia e priva le persone di ogni forma di libertà. Ad ogni manifestazione di violenza siffatta ci sono persone e intere comunità che festeggiano e ancora troppi che vivono fra di noi che non condannano certi avvenimenti, perché in cuor loro non si dispiacciono affatto di quanto avvenuto. E' in questo mare di ambigua complicità che nuotano gli squali del terrorismo islamista. C'è sempre, a giustificazione, qualche spiegazione fatta da motivazioni istintive terra a terra o, per i più studiati, da analisi sociologiche che finiscono per essere giustificazione. Tipo che noi occidentali siamo poco inclusivi, ghettizziamo, non capiamo le ragioni profonde del disagio, siamo ciechi di fronte a bubboni aperti come la questione palestinese. Insomma, c'è chi rimbalza colpe nel nostro campo ed è una misera terra di nessuno, che finisce per creare verso i matti assassini un'aurea se non di giustificazione almeno di complicità silente. Perché il non dire o la condanna di maniera finiscono per creare una situazione grave di incomprensione e non si procede verso lo sradicamento del Male. Ovvio che ci siano tantissime e lodevoli eccezioni - penso alla condanna senza tentennamenti del sindaco di Londra, Sadiq Khan, di religione musulmana - ma giovani islamici nati in Occidente che diventano vendicatori di chissà quale causa, accecati dalla propaganda e da una fede deviata, non hanno famiglie e amici che li denuncino davvero, prima che siano protagonisti di gesti irreparabili? Questo è il mio rovello e lo stesso vale - e lo dico con dispiacere - per chi ha scelto di vivere vicino a noi ma, pur professando la stessa fede, non parla e non scrive degli estremisti pericolosi, esprimendo condanna e distacco per chi crea scientemente baratri nel vivere comune. Va affermato con chiarezza come la libertà di culto e il pluralismo delle fedi non comprendono affatto il fondamentalismo religioso di qualunque fatta, che acceca intelligenze e coscienze: su questo punto, che è l'humus in cui prospera l'ignoranza che genera dei mostri pronti a tutto, non ci devono essere cedimenti.