«La su per le montagne, fra boschi e valli d'or, tra l'aspre rupi echeggia un cantico d'amor. La su per le montagne, fra boschi e valli d'or, tra l'aspre rupi echeggia un cantico d'amor. "La montanara, ohè!" si sente cantare, cantiam la montanara e chi non la sa? "La montanara ohe!" si sente cantare. Cantiam "La montanara" e chi non la sa. Là su sui monti dai rivi d´argento una capanna cosparsa di fior. Era la piccola dolce dimora di Soreghina, la figlia del Sol, la figlia del Sol» Chi non conosce "La Montanara"? Questo canto corale è diventato nel tempo un vero inno alla montagna. Il testo racconta - anche se lo si capisce poco - una leggenda dolomitica.
La principessa Soreghina, figlia del Sole, viveva solo quando splendeva il sole, di notte s'immergeva in un sonno profondissimo. Accadde un giorno che s'imbatté in Ey de Net (Occhio di Notte), glorioso guerriero dei Duranni che proveniva dal regno dei Fanes. Questi era caduto da una rupe ed era rimasto privo di sensi. Se ne curò Soreghina, che abitò con lui, una volta guarito, in una casetta di legno nella Valle di Fassa, al cospetto del Gran Vernel, felice di godere il sole dal quale traeva energia e vita. La bella storia dei due ebbe termine un giorno che la bella Soreghina sentì, di nascosto, il suo guerriero raccontare ad un amico quanto ancora era affascinato dalla bella Dolasilla, principessa guerriera dalla quale aveva dovuto allontanarsi. La rivelazione stroncò l'animo di Soreghina che finì per morire tra le sue braccia. Racconta Luciano Santin sul "Messaggero Veneto" di come questa canzone nacque: «Sul sentiero che per il Pian della Mussa, nella piemontese Val di Lanzo, il primo luglio del 1927, è in cammino, solitario, un giovane alpinista, Toni Ortelli. Salii, senza un motivo, verso il Gias del Rulè e dopo un'ora o poco più mi fermai e mi sedetti a contemplare la montagna, racconterà poi. Gli viene da pensare a Casimiro Bich, guida valdostana morta due anni prima sul Monte Rosa, nella tormenta. Invece quella era una giornata di sole e di una calma profonda. Improvvisamente, lontano, verso l'Alpe della Ciamarella, un canto giovanile si alzò nell'azzurro: forse un pastorello confuso col suo gregge. "Lassù tra le montagne, tra boschi e valli d'or". Cantavo. Cantavo senz'avvedermene e la melodia sgorgava fluida, dolcemente, senza arrestarsi. Chiusi gli occhi per sentire anch'io quello che cantavo, e continuai. Questa poetica descrizione ha fatto pensare a un'ispirazione tratta da un motivo valligiano; alcuni riferiscono invece che la cellula melodica ispiratrice Ortelli l'avrebbe sentita una sera in un'osteria di Balme, e che poi l'avrebbe perfezionata assieme all'amico Bepi Rauzi. Sia come sia, attraverso Leo Seisler, uno studente trentino iscritto all'università di Torino, il motivo e le parole arrivano poco tempo dopo a Nino Peterlongo, direttore del coro della "Sosat", la formazione canora della società alpinistica operaia formatasi appena un anno prima. Seisler la canta a orecchio a Mario Pedrotti e Tullio Antonutti; poi a stendere una partitura con armonizzazione, aggiungendoci una parte finale da lui stesso ideata, è Luigi Pigarelli, magistrato di professione e musicista dilettante. La prima esecuzione ufficiale, a quanto risulta, è a Roma, il 7 aprile 1929, durante un concerto tenuto dal "Coro Sosat" negli studi "Eiar"». Sarebbe bene che anche in Valle d'Aosta, come si farà altrove, venisse ricordato il novantesimo anniversario del canto e venisse evocata la figura di Toni Ortelli (1904 - 2000) che, nato a Schio si trasferì per motivi di studio in Piemonte, dove fu collaudatore di auto e poi, spostatosi ad Aosta, divenne disegnatore tecnico e poi dirigente alla "Cogne" e fu uno dei grandi protagonisti dell'alpinismo degli anni Trenta e Quaranta. Non a caso fu uno degli esponenti della sezione "Montagna" del dopolavoro "Cogne", che dal 1938 fece parte della sezione del "Club alpino" di Aosta , di cui in seguito Toni Ortelli, divenne presidente e anima per quattordici anni, compresa la nascita del notiziario sezionale, oggi noto come "Montagnes Valdôtaines", per poi essere inserito fra i prestigiosi Accademici della montagna. Ortelli fu anche partigiano (nome di battaglia Bimat Jean) nella 87esima Brigata autonoma, la stessa di mio zio Mario (nome di battaglia IM). Certo è stata una personalità su cui probabilmente bisognerebbe scavare di più, specie sulla sua presenza in Valle e non solo per la sua canzone! Anche se questo collegamento automatico avverrà sempre. Aveva ragione la vedova Ortelli, Maria Assunta Cravero, morta a 103 anni nel 2011: «Finché canteranno "La Montanara", lui non morirà mai».